Pescara innamorata di Ligabue

Allo stadio in 25 mila. E lui ricorda il rettore Russi: «Una bella persona»

Cinquantamila braccia sollevate verso il cielo e un boato che ha fatto tremare lo stadio Adriatico. Alle 21,30 precise il concerto di Pescara è iniziato. Luciano Ligabue ha portato il suo «Arrivederci, mostro!» in Abruzzo per l'unica tappa dal nord al centro Adriatico.

I fan del Liga hanno riempito tutti gli spalti (tribuna Adriatica, curva sud e tribuna Maiella) e oltre metà del prato (coperto). Almeno 25 mila persone. La serata si è aperta però con il Maio (Claudio Maioli, manager di Ligabue da sempre) che è salito sul palco per intonare Taca banda. Subito dopo Quando canterai la tua canzone mentre sugli schermi la scritta «Arrivederci, mostro!» era rossa di sangue che scorreva (come il titolo del Rocky horror show). Luciano indossa un gilet nero, jeans, e una maglietta grigia.

Le lucine dei telefonini e i flash, e le lucette delle lucciole blu, rosa, verdi, mimano i cuori che battono a mille, per l'emzoione di vedere il loro idolo lì vicino, anche se lì vicino vuol dire qualche decina di metri, sopra un palco immenso posizionato davanti a tutta la curva nord.

Nel tempo scuote l'adriatico, facendo tremare tutta la struttura e non solo i cuori dei 25 mila spettatori.

Alle 21,40, parla finalmente: «Ciao Pescara. Ma cosa ci fate qui di lunedì sera? Avete pensato di cominciare bene la settimana? Beh, avete fatto bene. I tre pezzi che abbiamo eseguito sono i primi tre del mio album, questo invece è quello con cui è iniziato tutto 20 anni fa». E attacca Balliamo sul mondo e lo stadio esplode di nuovo di gioia e di movimento. Torna indietro negli anni, nei 20 anni di attività che coincidono con i 50 compiuti il 13 marzo scorso con Bambolina e barracuda. «Le canzoni non si smontano, non si decifrano», dice ancora Ligabue e parte con Il giorno di dolore che uno ha.

E poi Certe notti mentre sui maxi schermi scorrono le immagini di Pasolini, De Andrè, Fernanda Pivano, Alda Merini. Uno striscione tra il pubblico ricorda i 30 anni, proprio ieri, dalla strage alla stazione di Bologna. Parte La verità è una scelta. E poi Libera nos a malo. Alle 22,20 va al centro del palco: «Un po' di anni fa l'università di Teramo mi ha dato la laurea honoris causa, mi faceva piacere soprattutto perché mi metteva in pari con un debito che avevo con mio padre che spero, da lassù, abbiamo apprezzato. Ho avuto modo di conoscere una persona speciale, il rettore di quell'università, si chiamava Luciano Russi (morto lo scorso anno, ndr), è stata una conoscenza molto breve ma mi ha fatto apprezzare una persona molto bella, molto vera, molto energica. Facciamo un pezzo che non abbiamo mai fatto dal vivo e la facciamo stasera, la facciamo per lui, per Luciano Russi, e questa è Caro il mio Francesco». Il pubblico è in delirio mentre Liga infila tutti i successi di 20 anni di musica: Le donne lo sanno, Ci sei sempre stata, Piccola stella senza cielo, Marlon Brando è sempre lui, Il peso della valigia, Questa è la mia vita, Un colpo all'anima. La festa finisce alle 23,45: «Fossero tutti così i lunedì sera» conclude Liga.
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