Pescara, l’Accademia del gusto va in fiamme per la terza volta

Terzo incendio in pochi mesi nel bar di piazza Troilo. Il titolare denuncia: "Non è più un caso, evidentemente do fastidio a qualcuno, ma non mollo"

PESCARA. «È il terzo atto intimidatorio nei miei confronti nel giro di pochi mesi, evidentemente do fastidio a qualcuno, ma voglio sapere a chi e perché». Lo sfogo è di Claudio Cordisco, 33 anni, titolare con il fratello Dario del bar l’Accademia del gusto in piazza Troilo, alle spalle del Tribunale.

Nella notte tra lunedì 18 gennaio e martedì 19 qualcuno ha gettato della benzina davanti all’ingresso del suo locale per provocare un principio di incendio che, nonostante le basse temperature, è riuscito a bruciare il condizionatore e a danneggiare la porta elettronica, il frigorifero dei vini e champagne, parte del pavimento e della facciata stessa del condominio. «Sono assicurato, i danni sono di circa cinquemila euro», spiega Cordisco, «ma il problema sono questi dispetti che avvengono ciclicamente nei miei confronti. Non vorrei che mi sveglio una mattina e mi trovo tutto il locale incendiato. Perché se continua così, è su questa strada che stiamo andando».

È stata la ragazza che va ad aprire il bar ad accorgersi dei danni provocati al locale e subito ha allertato uno dei titolari. «Purtroppo ho la telecamera solo all’interno del locale», riprende Cordisco, «e dalle immagini registrate intorno alle tre e mezza si vedono solo le fiamme. Ho chiamato la polizia, è venuta la Scientifica e anche loro mi hanno confermato che si tratta di benzina. In piccola quantità, è vero, ma è proprio questo che mi fa pensare a un avvertimento, a un atto intimidatorio».

Ma da parte di chi, e soprattutto, perché? Il piccolo imprenditore, originario di Foggia e da 18 anni a Pescara dove ha frequentato anche l’istituto alberghiero e gestito, prima dell’Accademia del Gusto, altri tre locali «senza mai alcun problema», come sottolinea, non si stanca di ripetere che non ha mai ricevuto minacce, nè tentativi di estorsione, nè la sua vita privata ha risvolti che possano spiegare in qualche modo episodi di questo genere. «Sono una persona tranquilla, ho una vita tranquilla e non ho nemici che si sono palesati in qualche modo», rimarca Cordisco, «ma a questo punto sono portato a pensare che con il mio lavoro posso dare fastidio a qualcuno. Ma tanto», prosegue, «io vado avanti, non do la soddisfazione, a chi mi ha fatto questo, di chiudere l’attività. Neanche per un giorno. Stamattina (ieri ndr) ho aperto comunque anche con la fuliggine, mentre pulivo il locale facevo entrare i clienti, non mi abbasso a queste cose, vado avanti per la mia strada perché so fare il mio lavoro e in questi due anni che sto qui il locale mi ha dato tante soddisfazioni, l’ho ritirato su rispetto a prima che faceva zero».

Gli altri episodi a cui fa riferimento Cordisco risalgono a quest’estate e a pochi mesi fa. «La prima volta mi hanno incendiato una parte del locale, la seconda mi hanno rotto cinque vetrine e adesso mi hanno dato fuoco all’ingresso. A questo punto non è più una casualità, non posso più pensare, come avevo pensato all’inizio, che sia opera di qualche vandalo, o di qualche ragazzetto che se ne va in giro brillo la notteo. Ma il problema», lamenta, «è che in questa piazza così grande, dove oltre alla mia ci sono altri sette, otto locali, non c’è una telecamera se non quella all’ingresso del tribunale che ovviamente non copre tutto il raggio della piazza. Una piazza», protesta Cordisco, «praticamente abbandonata a se stessa, dove chiunque si sente libero di rompere, rubare e, a questo punto, mettere la benzina all’ingresso di un locale per dargli fuoco senza temere di essere visto. Questa volta è capitato a me, hanno preso di mira me, ma può succedere anche ad altri se continuano a lasciarci soli. Ci vorrebbero più controlli, anche da parte delle forze dell’ordine, soprattutto nei giorni della settimana in cui ci sono le serate nei locali e c’è più gente in giro».

«La verità», conclude Cordisco, «è che se volevano, mettevano più benzina e mi distruggevano il locale. Evidentemente hanno voluto solo mandarmi un messaggio, hanno voluto solo mettermi paura. Ma io vado avanti».

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