Pescara, l'utero si rimuove dal foro ombelicale

Intervento di chirurgia ginecologica mini invasiva eseguita all'ospedale civile da Maurizio Rosati

PESCARA. Una piccola incisione di due centimetri, una pinza sottile infilata nell'addome e l'utero viene portato via dall'ombelico. È l'ultima frontiera della chirurgia ginecologica mini invasiva, che è stata eseguita all'ospedale civile dall'equipe medica guidata dal luminare originario di Atri Maurizio Rosati. I vantaggi sono tutti per le pazienti: un unico taglio all'interno della cavità ombelicale, nessuna cicatrice sulla pancia e a casa dopo 48 ore.

L'intervento è stato eseguito nei giorni scorsi all'ospedale civile Spirito Santo. Il primario di Ginecologia Maurizio Rosati ha fatto ricorso al sistema «one port», una tecnica laparoscopica ad accesso singolo che è stata sperimentata per la prima volta in Italia al San Camillo di Trento nel 2010, dove il luminare operava prima del trasferimento a Pescara.

Novità assoluta per l'Abruzzo, i medici hanno effettuato un piccolo foro di appena due centimetri all'interno della cavità ombelicale. Hanno inserito l'apparecchio ottico, le pinze e il frammentatore e hanno sfilato l'utero senza dover effettuare tagli. L'ombelico è stato suturato e sulla pancia non è rimasta nessuna cicatrice. Con una sola incisione è stato quindi possibile asportare la parte danneggiata dell'utero direttamente dall'ombelico, senza perdite di sangue e riducendo i tempi di degenza: 36 ore a fronte dei 6 giorni della chirurgia tradizionale.

L'istereoctomia, cioè l'asportazione dell'utero, è stata rapida. «L'operazione è durata un'ora», spiega Rosati, specialista voluto nei mesi scorsi alla Asl di Pescara dal manager Claudio D'Amario. «La donna che si è sottoposta all'intervento sta bene ed è soddisfatta», prosegue, «l'operazione comporta vantaggi pratici anche per l'ospedale. Dal punto di vista economico ogni giorno di degenza costa al sistema sanitario diverse centinaia di euro che in questo modo vengono risparmiate».

Al San Camillo, ospedale all'avanguardia nella laparoscopia, la nuova tecnica «one port» viene utilizzata anche per asportare il colon e per gli interventi oncologici. Il primo passo, nel 2009, era stato l'asportazione dell'utero dalla vagina, sperimentato dall'equipe medica di Rosati per la prima volta in Italia.

«È una tecnica chirurgica molto precisa che necessità di un'adeguata manualità», dice il luminare, «a Trento ho sperimentato anche la microlaparoscopia da svegli: la paziente non viene anestetizzata ma solo sedata, entra in ospedale la mattina e ne esce la sera». Il prossimo passaggio per l'Abruzzo, assicura, sarà quello di portare in regione la tecnica che permette di curare il cancro in laparoscopia. «Quello che non si può fare a pancia aperta noi lo facciamo ricorrendo alla telecamera e al video che ingrandisce al massimo la porzione su cui bisogna intervenire. In questo modo è possibile operare direttamente sui linfonodi».

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