il fatto

Pescara, la sentenza slitta ancora: si taglia le vene in tribunale

Gesto disperato ieri nell’aula del giudice di pace. Un sessantunenne da tre anni attende il risarcimento di un incidente, ma dovrà aspettare ancora

PESCARA. Da tre anni attende giustizia e ieri, all’ennesimo rinvio del processo alla primavera del 2017, non ce l'ha fatta più e, sotto gli occhi del giudice di pace, ha tirato fuori un taglierino e ha tentato di farla finita, tagliandosi le vene. Protagonista del gesto disperato un 61enne, C.L., di Tocco da Casauria, investito nel 2013 a Scafa da un’automobilista che all’epoca non si fermò. L'uomo, ieri, si trovava in un'aula del tribunale di Pescara per partecipare, come parte offesa, all'udienza relativa a quell’incidente stradale quando il giudice di pace penale Raffaele Ferraro, dopo averlo ascoltato, ha rinviato il processo al marzo 2017 per l'audizione dei testi del pm.

A quel punto, il 61enne ha perso la testa e ha urlato «voglio giustizia» e ancora, «sono tre anni che attendo giustizia». Quindi ha estratto un taglierino e si è ferito all'avambraccio sinistro. Il sangue ha raggiunto diversi punti della stanza, ma C.L. non ha accennato a calmarsi: si è tirato su la maglia e ha minacciato ulteriori gesti di autolesionismo. L’aula in quel momento era piena di avvocati e di persone in attesa del proprio turno. Sono stati attimi di panico con un “fuggi fuggi” generale. Il 61enne è stato prontamente disarmato dal personale della sorveglianza del tribunale e da alcuni carabinieri. Sul posto è intervenuta anche la polizia. C.L. e' stato trasferito in ospedale e, dopo le cure, è stato dimesso con una prognosi di dieci giorni. L’uomo, assistito dall'avvocato Carlo Ciattoni, a causa dell'incidente aveva perso il lavoro e da allora, quindi, ha problemi economici che ne hanno acuito la disperazione. Dopo l'investimento, il suo legale ha presentato denuncia contro ignoti per far ottenere al 61enne un risarcimento da parte del Fondo di garanzia per le vittime della strada (Consap). Dopo due anni, però, la Procura ha individuato il presunto responsabile e ne è nata una situazione di stallo. L'assicurazione del presunto investitore non vuole pagare perché il suo assicurato sostiene di essere innocente e, ovviamente, neanche il Consap.

Intanto, però, C.L. vive in difficoltà e si sente vittima due volte: dell'incidente e del sistema. Ma il drammatico episodio di ieri mattina ha riproposto anche il tema della sicurezza a Palazzo di Giustizia e la lentezza dei processi in Italia.

«L’eccessiva lunghezza del processo», sottolinea l’avvocato Fabio Di Paolo, «rischia di esasperare le persone. Il governo deve affrontare in modo deciso la questione, stanziando risorse per assumere personale. L’episodio di Milano non è stato di monito a Pescara. Se invece di un taglierino avesse estratto un'arma da fuoco, cosa sarebbe successo?». Anche la maggior parte degli avvocati del Foro pescarese chiede più sicurezza, attraverso l'installazione di metal dector.

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