Pescara, le vittime di tre furti: "Pronti a rischiare la vita contro ladri e rapinatori"

Parlano le vittime dei colpi che hanno avuto il coraggio di opporsi ai malviventi. Allo stabilimento Libo Beach due furti in 24 ore: e il responsabile è già in libertà

PESCARA. Altro che paura. Chi si trova un ladro di fronte, in casa o nel negozio, ha l'istinto di reagire, di usare la forza, di difendere la sua proprietà. Anche a costo di rischiare la vita. Lo dimostrano gli episodi degli ultimi giorni, a Pescara, dove due balneatori e un gioielliere hanno affrontato fisicamente ladri e rapinatori senza pensarci su.

Fabio Tiberi, titolare dello stabilimento Lido Beach, a pochi passi da largo Mediterraneo, ha subito due furti in ventiquattr'ore, uno mercoledì sera e l'altro giovedì sera. Il primo è stato ripreso dalle telecamere ed è stato scoperto solo la mattina successiva proprio grazie al sistema di videosorveglianza, mentre per il secondo è suonato l'allarme e Tiberi ha subito raggiunto il locale, mentre arrivava la polizia, e ha affrontato il ladro che si stava allontanando. «L'ho incrociato per strada», dice, «e l'ho riconosciuto perché il giorno prima era stato filmato. L'ho bloccato mentre entrava ai giardinetti di piazza Primo maggio con una siringa. È un tipo esile, io sono molto più grande, fisicamente. Piangeva, io ho razionalizzato e capito che era in difficoltà. Ma sono un istintivo e forse, se fossi stato solo, lo avrei aggredito, ammazzato». In quegli istanti il ladro, il marocchino 19enne Mohamed Azzi Assaghir, si è trovato circondato, tra gli agenti della squadra volante e Tiberi e non ha avuto scampo, in strada, per cui è stato arrestato ma è subito tornato libero. Ma la sera precedente poteva andare diversamente perché è entrato nello stesso stabilimento e ha preso un coltello. «Se fossi passato per un controllo, come faccio quando il locale è chiuso, non so come avrei reagito, trovandomelo di fronte», prosegue il balneatore.

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Intanto Tiberi si trova a contare i danni, che si aggirano sui duemila euro. «La prima volta ha rubato alcune bottiglie di valore, giovedì altre bottiglie di vino e champagne, dieci euro e un rilevatore di banconote ma ha lasciato qui uno zaino con la refurtiva, oltre a cappello e giubbotto», essendo stato scoperto dalla polizia mentre era ancora dentro.

Il balneatore non si sente per niente sicuro, d'inverno. «La riviera sembra Baghdad», perché è deserta e poco illuminata, e gli stabilimenti sono facilmente vulnerabili a causa del «Piano demaniale regionale del 2010 che ci vieta di fare qualsiasi cosa, dalle recinzioni ai cancelli». Si vedono brutte presenze, «siamo all'anarchia» e, per difendersi meglio, Tiberi ha deciso di collegare il sistema di allarme alla questura, anche perché ci sono stati altri furti, sulla riviera.

Stefano Cardelli, di Nettuno Beach Club, ha riflettuto nello stesso modo, dopo 4 furti e un tentativo di furto nel giro di una settimana. Entrando a ripetizione nel locale hanno portato via un po' di tutto, dal registratore di cassa (senza cassetto) a generi alimentari (15 cosce di pollo, limoncello, verza e amari), oltre a contanti e una cassa audio. E, in un caso, il ladro si è trovato di fronte proprio Cardelli. «Stava armeggiando, aveva un coltello in mano, io ho urlato e afferrato una mazza. Gli ho detto di appoggiare il coltello e lui lo ha fatto. L'ho fermato, ma è scappato».

Nessuna paura, da parte di Cardelli, ma solo «rabbia, per tutti questi furti. Ormai si intromettono nella tua attività, in casa, lo fanno ripetutamente. Durante uno dei colpi, nel locale c'era la donna delle pulizie, che per fortuna non ha incrociato il ladro. E poi, ti sbeffeggiano anche»: il balordo, che potrebbe essere lo stesso del Lido Beach, ha anche «infilato un paio di pattini e fatto una piroetta di fronte alle telecamere, indossando il cappuccio». Pure Cardelli ha installato telecamere nuove e allarme collegato con le forze dell'ordine ma sarebbe necessario un piano di controlli sulla riviera «d'accordo tra pubblico e privato» perché d'inverno il lungomare «è abbandonato e in spiaggia accade di tutto». L'autodifesa è una reazione immediata perché «non gli possiamo permettere di fare ciò che vogliono, ma siamo padri di famiglia e imprenditori e non ci possiamo compromettere».

Rifarebbe tutto nello stesso modo Giulio Di Maria, il gioielliere che si è difeso da due rapinatori e li ha messi in fuga. Il titolare del punto vendita di fronte a San Cetteo ha avuto una zuffa con uno dei due, mentre sua moglie urlava e piangeva, e la coppia si è sentita costretta a rinunciare al colpo. «Certo che lo rifarei, devo difendere la mia proprietà, guai chi me la tocca, e consiglierei ad altri di fare la stessa cosa. Noi commercianti siamo in prima linea, è come stare in trincea, non solo nelle gioiellerie. Qualcuno mi dice che sono stato incosciente: so che poteva succedere qualcosa di brutto, ma a chi chiedo aiuto, di questi tempi, se mi accade qualcosa? Ti commiserano ma non ti si filano. Ormai è successo, è andata, è tutto finito». È ancora agitata la moglie, Adele Rolando, «ma io le dico di stare tranquilla, di non pensarci più. Il lavoro è lavoro», taglia corto il marito.

Pensando alle vittime dei furti che reagiscono di fronte ai ladri, l’Idv ha raccolto ben due milioni di firme in tutt’Italia a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sulla legittima difesa. «Un record assoluto», dice il capogruppo in Regione Lucrezio Paolini. «Ora bisogna portare la discussione in aula e far approvare la legge».

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