Pescara, malato di tumore rifiutato dall'ospedale

La sorella denuncia la mancata assistenza: abbiamo dovuto trasportarlo a Villa Pini

PESCARA. L'ospedale civile di Pescara nega il ricovero ad un malato tumorale.Il tutto è avvenuto mercoledì 29 giugno, quando tra le 6 e le 7 del mattino la flebo che conteneva morfina è fuoriuscita, interrompendo la terapia del dolore a cui era sottoposto Ettore Fanesi. Mercoledì era il primo giorno di terapia dopo i due cicli di chemio. Ma qualcosa è andato storto e l'infermiera e la badante che assistevano Fanesi, immobilizzato a letto, hanno chiamato il 118 poiché necessitava di una piccola operazione per poter reinserire la flebo.

Ma la prima risposta del 118 è stata negativa. «Ettore Fanesi è impossibilitato a camminare», ha spiegato Daniela Tarunu, la badante che lo assiste 24 ore su 24, «deve prendere necessariamente il medicinale nella flebo le cui dosi sono settimanali e in più respira solo con la bombola d'ossigeno. Dopo la prima risposta negativa del 118 all'infermiera Asl, ho riprovato anch'io alle 7,30 perché non era possibile lasciarlo senza morfina. Alla seconda chiamata hanno accettato e l'hanno trasportato al pronto soccorso, dove ho atteso che fosse trasportato nel reparto di Oncologia per somministragli la flebo, cioè la terapia del dolore e chiedere il ricovero».

«Mi hanno risposto», ha continuato, «che non era necessario il ricovero, che un malato di tumore era difficile che potesse essere ricoverato e lo hanno rispedito al pronto soccorso con la flebo senza neanche visitarlo». E' quanto ha riferito esterrefatta la badante. E ha proseguito: «Ho insistito ma non c'è stata alcuna assistenza, hanno soltanto ristabilito la flebo senza verificarne le condizioni fisiche. E' incredibile, dopo il rifiuto e la discriminazione verso di me perché non ero un familiare, ho chiesto se c'era la possibilità che potesse essere ricoverato in una clinica e hanno verficato che c'era un posto a Villa Pini. In clinica, dopo la visita, hanno riscontrato infezioni respiratorie e broncopolmonite».

«E' inaccettabile che in ospedale non abbiano fatto nulla», ha concluso Daniela Tarunu. Anche la sorella del signor Fanesi, Adina Fanesi, è rimasta senza parole dal modo in cui è stato trattato suo fratello ma, soprattutto un malato tumorale. E ha riferito: «Mio fratello Ettore ha sessantaquattro anni di cui trenta passati a lavorare per l'ospedale civile come ragioniere. Da neanche un anno combatte contro un tumore ai polmoni e l'ospedale gli nega il ricovero senza neanche visitarlo? È assurdo». Ha concluso: «Meno male che c'era Daniela quella mattina. Lei è scrupolosa, attenta e affezionata a mio fratello. Ci alterniamo io e lei nell'assisterlo, quando non ci sono io è perché assisto mio marito. Adesso, è ancora ricoverato a Villa Pini dove gli stanno curando la broncopolmonite. Devo ringraziare solo Daniela se Ettore è ancora vivo».

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