Pescara, Maravalle prosciolto: andrà in una casa di cura

Il papà arrestato per aver ucciso il piccolo Maxim in aula con la moglie

PESCARA. Massimo Maravalle va verso il proscioglimento e, appena sarà trovata una struttura, l’uomo che ha ucciso il figlioadottivo di 5 anni lascerà il carcere per essere spostato in una casa di cura psichiatrica. La decisione deve essere ancora formalizzata, anche se i tempi saranno brevissimi – forse anche oggi – ma è questo l’orientamento emerso dopo le conclusioni del docente Renato Ariatti, autore della perizia psichiatrica sul papà: Maravalle, aveva concluso il professionista, quando ha ucciso il piccolo Maxim, soffocandolo nel sonno nella notte tra il 17 e il 18 luglio, «era in preda a un delirio letale, paranoide e persecutorio», «non era capace di intendere e di volere».

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Maravalle verso il proscioglimento. Sono state proprio la conclusioni del professore bolognese incaricato dal gip a sgomberare i dubbi su una possibile punibilità dell’uomo, il tecnico informatico di 47 anni malato da tempo, in cura psichiatrica e che già in quella tragica notte aveva confessato il delitto del piccolo aggiungendo di essere stato colto da un raptus. Così, l’incidente probatorio fissato ieri per illustrare la perizia di Ariatti è ti hanno concordato con le conclusionidurato molto poco: gli avvoca del consulente e il pm Barbara Del Bono – in sostituzione del pm titolare dell’inchiesta Andrea Papalia – ha chiesto al gip di applicare a Maravalle la misura di sicurezza in un luogo idoneo, ovvero una casa di cura. Il pm si è attenuta sempre alle conclusioni del perito che nell’uomo ha riconosciuto «una quota di pericolosità». Il provvedimento del gip potrebbe arrivare anche oggi.

I coniugi Maravalle in silenzio in aula. L’incidente probatorio di ieri è iniziato con quindici minuti di ritardo per aspettare che nell’aula del tribunale arrivasse Maravalle accompagnato dagli agenti penitenziari.

Quando Maravalle è arrivato si è seduto a quello che solitamente è il banco dei testimoni, dando le spalle alla moglie Patrizia Silvestri, la donna che nella tragedia ha perso il figlio adottivo arrivato dalla Siberia a Pescara nel 2012 ed è scampata alla morte proprio perché il disegno di Maravalle, «in quel tragico ribaltamento avvenuto nella sua testa», - come lo aveva definito il perito – avrebbe voluto uccidere anche la moglie e quindi togliersi la vita. Silvestri ha preso posto accanto al suo avvocato Alfonso Vasile mentre Maravalle è stato assistito dai legali Alfredo Forcillo e Giuliano Milia. Ma i due coniugi sono rimasti in silenzio e quando l’udienza è terminata Maravalle ha lasciato l’aula per tornare in carcere. L’inchiesta, le cui indagini sono nelle mani della Squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana, è comunque ancora aperta e gli investigatori stanno cercando di fare luce su ogni aspetto di una tragica vicenda in cui un piccolo di 5 anni adottato è morto ucciso da un papà in cura psichiatrica che, come aveva raccontato quella notte, aveva spontaneamente interrotto le medicine quattro giorni prima.

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Il perito: Maravalle a rischio. Maravalle, in questo periodo, si è reso conto di quello che ha fatto: «E’ un uomo angosciato, distrutto», ha detto poco prima dell’udienza il perito Ariatti che l’ha incontrato in questi mesi. «Per lui il momento più difficile è quello attuale», ha spiegato il docente bolognese, «perché quando un paziente esce da un lunga “pausa” inizia una rivisitazione critica e il rischio è grande». Proprio per questo motivo il papà sarà spostato in una casa di cura dove, oltre ad essere assistito, sarà anche tenuto sotto controllo. Quello che invece, sempre fuori dal’aula, si è domandato Ariatti è se la malattia di Maravalle «poteva essere monitorata, controllata meglio». L’uomo, proprio secondo la perizia di Ariatti, era malato da tempo, da quando era all’università e il docente ha isolato nel percorso di Maravalle «quattro puntate di crisi» tra cui l’ultima, quella «letale».

L’adozione di Maxim? «Non posso dire nulla su questo argomento perché se ne occuperà la procura», ha detto Ariatti, «ma so che dalle miei parti la valutazione di idoneità genitoriale è molto scrupolosa, anche per i problemi psichiatrici».

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