sanità pubblica

Pescara: «Mia figlia ha la celiachia, che odissea alla Asl»

Il papà di una bimba di dieci anni ripercorre i mille ostacoli burocratici per ottenere i buoni pasto necessari all’acquisto di alimenti senza glutine

PESCARA. Si definisce un «padre sconfortato». Perché non è affatto semplice affrontare la burocrazia, per chi deve convivere con la celiachia. Dovendo occuparsi della sua bimba di 10 anni, affetta da questa malattia da 6 anni, Nicola Di Luca vive personalmente una sorta di odissea all’interno della Asl. Una «follia assoluta», dice, per quanto riguarda «la gestione dei buoni per gli alimenti senza glutine». Descrivendo la procedura da seguire per ottenere i buoni, necessari a fare la spesa nelle farmacie e in determinati punti vendita, Di Luca descrive i numerosi passaggi da seguire, e mette in evidenza le macroscopiche storture del sistema.

«Una volta l’anno», dice, «devo andare dal pediatra, per la richiesta di visita gastroenterologica pediatrica per la bambina. Poi devo raggiungere il Cup per timbrarla (anche se non devo pagare niente, essendoci l’esenzione). Quindi, mi devo spostare nel reparto, che però si occupa di queste pratiche solo di sabato: lì devo consegnare la richiesta del pediatra e ritirare un foglio da recapitare all’Ufficio prevenzione della Asl, ma il sabato è chiuso, come ho appena scoperto. Necessariamente, quindi, non posso fare tutto nella stessa mattinata ma devo tornare nuovamente alla Asl, tra il lunedì e il venerdì, quando l’Ufficio è aperto. Una volta lì, mi informano che dopo 15 giorni devo rivolgermi all’Ufficio farmacia (aperto solo dalle 11 alle 12), che per assurdo si trova nello stesso edificio, e solo allora potrò ritirare i buoni, da utilizzare nel corso dell’anno».

Dopo aver fatto avanti e indietro tra reparti e uffici della Asl, questo papà scuote la testa e lancia un appello affinché «la procedura venga cambiata, magari affidandosi alla posta elettronica. Si potrebbe pensare, ad esempio, di recapitare la documentazione a casa a chi si iscrive a un ipotetico albo dei celiaci».

«È una follia totale», commenta. «Assisto a un continuo e inutile passaggio di carte tra uffici. Oltretutto, mi chiedo come sia possibile che siano necessari 15 giorni per compilare i buoni, cioè 15 giorni per scrivere un nome su 12 fogli prestampati e per far passare questi fogli da un piano all’altro dello stesso edificio. Mi sembra un tempo eccessivo, specie perché viviamo in un’epoca in cui la comunicazione è istantanea, avviene tutto in tempo reale».

Per seguire queste pratiche Di Luca è costretto a chiedere «4 o 5 ore di permesso dal lavoro ogni volta che devo occuparmi dei buoni per gli acquisti, cioè una volta l’anno. Eppure», aggiunge, «la celiachia è una malattia cronica quindi, probabilmente, si potrebbe evitare di ripetere lo stesso iter ogni anno».

Di Luca ritiene che una soluzione più comoda per i celiaci si potrebbe trovare facilmente. «Non ci vuole un genio a trovare un modo più semplice e logico di gestire questa cosa, ma pare che ogni anno ci sia una novità per complicare la vita degli utenti».

L’aspetto più assurdo, fa notare, «è che ci facciano andare in reparto il sabato, cioè proprio nel giorno in cui l’Ufficio prevenzione è chiuso. Tra l’altro, va sottolineato che si tratta di un reparto operativo, uno dei migliori del centro-sud, e trovo incomprensibile che sia quel personale a doversi occupare di questioni burocratiche come i buoni». Di Luca ha provato a rivolgersi alla Asl, «parlando con l’Ufficio relazioni con il pubblico. Ma non è servito a nulla».

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