Pescara, morì nel sottovia allagato: in tre a giudizio

Nel 2013 la tragedia in cui perse la vita Anna Maria Mancini. Il gup Sarandrea fissa il processo per il 18 dicembre 2017

PESCARA. Tre persone dovranno rispondere della morte di Anna Maria Mancini, la donna di 57 anni di Santa Teresa di Spoltore annegata nel dicembre 2013 nella sua auto sommersa dall'acqua nel sottopasso allagato di Fontanelle, a causa dell'alluvione che in quei giorni aveva colpito Pescara. Una tragedia evitabile, secondo la pm Silvia Santoro, per la quale saranno processati Lucia Pepe, socio amministratore e legale rappresentante dell’impresa Eredi Pepe Salvatore che si era aggiudicata l'appalto per la realizzazione del sottopasso; Giuliano Rossi, in qualità di direttore dei lavori e sottoscrittore del certificato di regolare esecuzione; Raffaele Bello come responsabile del cantiere. I tre, che sono accusati di omicidio colposo e falso, sono stati rinviati a giudizio dal gup Gianluca Sarandrea.

La donna, all'alba del 2 dicembre di tre anni fa, salì in macchina per rispondere alla richiesta di aiuto dell'anziana madre con la casa allagata. Una volta arrivata con la sua Peugeot 107 nel sottopasso di via Fontanelle, totalmente sommerso d'acqua, rimase intrappolata e morì «soffocata dall’enorme volume d'acqua». Secondo l'accusa, la colpa di Pepe sarebbe quella di «non essersi uniformata al progetto redatto dalla società Iadanza engineering srl a regola d’arte installando due elettropompe sommergibili con caratteristiche di potenza, portata e prevalenza nettamente inferiori a quelle progettualmente previste».

Rossi avrebbe invece «redatto un certificato di regolare esecuzione dei lavori non rispondente a verità in quanto dichiarava la perfetta aderenza al progetto redatto dalla società Iadanza engineering», mentre Bello, «intervenuto al sopralluogo del settembre 2007", avrebbe «sottoscritto lo stesso documento».

I tre sono accusati anche di falso, relativamente al certificato di regolare esecuzione dei lavori. Secondo la pm, avrebbero «attestato falsamente che i lavori di realizzazione dell'opera erano stati regolarmente eseguiti».

Per la procura, inoltre, avrebbero redatto «la relazione e il verbale di collaudo statico dei lavori di realizzazione del sottopasso attestando falsamente che l'esito della visita del sopralluogo è positivo, non avendo riscontrato né difformità al progetto esecutivo né difformità tali da inficiare la sicurezza, l’efficienza e la funzionalità dell'opera». Il processo davanti al Tribunale monocratico è fissato per il 18 dicembre 2017. Il marito della 57enne, Lamberto Galiero, autista della Regione, e i due figli, si sono costituiti parte civile, tramite l'avvocato Mirco D'Alicandro. Il sottopasso, che dopo la tragedia era stato sottoposto a sequestro, è stato riaperto dieci mesi fa al termine dei lavori per la messa in sicurezza e per evitare il ripetersi di fatti del genere.

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