la sentenza

Pescara, negozi Emidio Santomo, crac per 2 milioni di euro

Dopo la chiusura dei negozi in città, arriva la sentenza sul fallimento. Beffati 9 ex dipendenti, in credito per 400mila euro

PESCARA. Dopo la chiusura di tutti i negozi storici di Pescara, per la Santomo srl è arrivata anche la sentenza di fallimento. Il ricorso è stato presentato il primo giugno dell’anno scorso dall’amministratore unico, nonché socio, Emidio Santomo, dopodiché il 2 novembre è stata emessa la sentenza del tribunale e il 4 febbraio prossimo è previsto l’esame dello stato passivo da parte del giudice delegato, Domenica Capezzera, e del curatore, Saverio Mancinelli, che proprio in questi giorni sta acquisendo l’attivo per poi procedere, una volta monetizzato il tutto, al riparto tra i creditori.

Tra banche, fornitori, erario e dipendenti, il passivo ammonta a circa due milioni e mezzo di euro e una fetta importante riguarda nove ex dipendenti della Santomo srl, che hanno trascorso una vita nei negozi di abbigliamento contraddistinti da questo marchio, sparito definitivamente dalla scena all’inizio del 2015. I lavoratori, che per la vertenza hanno avuto come punto di riferimento sindacale Davide Frigelli, della Fisascat Cisl e l’avvocato Antonio Di Giandomenico, vantano circa 400mila euro dalla società fallita, e la voce principale è rappresentata dal trattamento di fine rapporto, accumulato in anni e anni di lavoro (qualcuno ha prestato la propria attività per oltre trent’anni). Hanno provato a ottenere ciò che spettava loro con dei decreti ingiuntivi, così come hanno fatto altri creditori, e in questa fase otto ex dipendenti hanno già presentato domanda per l’insinuazione nel passivo. Ma la coperta è troppo corta per assicurare a tutti il dovuto e il trattamento di fine rapporto, per gli ex lavoratori, sarà a carico del Fondo di tesoreria dell’Inps, mentre c’è il rischio che dovranno rinunciare alle altre spettanze, dicono dal sindacato, tra cui i ratei di tredicesima e quattordicesima, il mancato preavviso, ferie e permessi residui.

«I lavoratori hanno subito un danno», dice Frigelli tirando le somme della vicenda Santomo che per anni ha rappresentato il top del commercio pescarese ed è finita nel peggiore dei modi, subendo drammaticamente gli effetti della crisi. «Immaginavo», commenta il sindacalista, «che il Tfr non sarebbe stato pagato e ora sarà la collettività ad accollarsi quest’onere. Resta l’amarezza per la fine di una ditta così importante e conosciuta. Il fallimento è una beffa per i lavoratori, che non si vedono risarcire tutto il dovuto e che dovranno attendere ancora diversi mesi, forse sei o sette, prima di ricevere il denaro dal fondo dell’Inps. Lo strascico è tutto negativo» anche perché «il danno occupazionale è difficilmente colmabile: parliamo di persone di circa 50 anni, considerate anziane dal mondo del lavoro. È una nota triste, per Pescara».

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