Pescara, padre uccide bimbo: arriva il perito della Franzoni

Il gip chiama il docente di Bologna per la perizia sul papà che ha ucciso il figlio: è stato anche lo psichiatra di Provenzano

PESCARA. Ha firmato perizie sul boss Bernardo Provenzano e sulla mamma di Cogne Annamaria Franzoni e arriverà a Pescara per occuparsi, per conto del tribunale, del caso Maravalle. Il gip affiderà domani l’incarico allo psichiatra bolognese Renato Ariatti, il docente di psichiatria forense all’università di Bologna che avrà il compito di valutare se Massimo Maravalle, la notte in cui ha ucciso il figlio adottivo di 5 anni, era capace di intendere e di volere e se l’uomo, tecnico informatico di 47 anni affetto da disturbo psicotico atipico, è in grado di stare in giudizio. Il perito di parte dovrà essere ancora nominato ma, intanto, il gip Gianluca Sarandrea chiama a sostegno uno dei luminari della materia, lo psichiatra Ariatti che proprio recentemente aveva firmato il responso sul boss Provenzano giudicandolo incapace di poter partecipare al dibattimento.

Ariatti, anche nel caso pescarese, dovrà occuparsi – i tempi dovranno ancora essere stabiliti – di entrare nella mente di Maravalle, per cercare di capire cosa si è inceppato nella testa dell’uomo che in «un raptus», come ha confessato, ha ucciso nel sonno il piccolo Maxim di cinque anni, il bimbo arrivato nel 2012 nella casa di Maravalle e della moglie Patrizia Silvestri. Non solo, ma Ariatti dovrà anche valutare, un po’ come aveva fatto per Provenzano, se Maravalle è in grado di stare in giudizio, se le sue condizioni sono tali da permettergli di sostenere il processo.

Domani l’incarico allo psichiatra. Sono queste le due richieste alla base dell’incidente probatorio chiesto, e accolto, dal pm Andrea Papalia che sta guidando l’inchiesta che sta per entrare nella parte più delicata, nel fascicolo dell’adozione di Maxim. La pratica è stata spedita per posta dal tribunale dei minori dell’Aquila e dovrebbe arrivare in procura tra oggi o domani. Solo a quel punto il magistrato che sta guidando gli uomini della squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana potranno iniziare ad esaminare le carte del fascicolo e rispondere alla domanda chiave: Maxim poteva essere adottato da un uomo in cura psichiatrica? Maravalle, come ha raccontato il suo psichiatra Alessandro Rossi, era in cura da otto anni e la sua malattia, il disturbo psicotico atipico, era tenuta sotto controllo dai farmaci e non si era mai manifestata in gesti di violenza. Il tribunale dei minori ha dichiarato di essere estraneo alla malattia di Maravalle e il suo psichiatra, ascoltato come testimone dalla polizia, ha detto di non essere mai intervenuto nelle pratiche dell’adozione. Ma quel disturbo sarebbe stato una sorpresa anche per i servizi sociali del Comune per cui i coniugi Maravalle erano un famiglia «modello», un punto di riferimento per le famiglie adottive. E’ in queste trame che dovranno spulciare gli investigatori per capire se l’adozione del bimbo arrivato dalla Siberia nel 2012 a circa due anni e mezzo è stata regolare o meno.

Lo psichiatra della Franzoni. Quali erano le condizioni mentali Di Maravalle quando ha ucciso Maxim? Sarà questo il compito del professor Ariatti, lo psichiatra che si è occupato anche della perizia su Annamaria Franzoni, la donna condannata per l’omicidio del figlio Samuele. La perizia psichiatrica era stata disposta dal tribunale di sorveglianza di Bologna dopo che la Franzoni aveva chiesto di incontrare fuori dal carcere i suoi due figli. Ariatti aveva sottolineato la possibile pericolosità della Franzoni e, quindi, l’inammissibilità della richiesta di incontrare i figli fuori dal carcere.

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