Pescara, prete indagato per violenza sessuale

La polizia gli perquisisce la casa, a Cepagatti: sotto accusa gli incontri con un ragazzino di 15 anni a Villa Raspa di Spoltore

PESCARA. «Ho appreso la notizia della perquisizione in casa della famiglia di don Vito Cantò e sono a disposizione della questura per aiutarla a comprendere la situazione». Così l’arcivescovo di Pescara, Tommaso Valentinetti, racconta quello che è successo venerdì mattina quando gli agenti della squadra mobile hanno bussato al portone del convento delle suore di clausura, ai Colli: è soltanto lì che don Vito, 42 anni, già prete a Brittoli, Civitaquana e nella parrocchia di San Camillo de Lellis in via Parigi a Villa Raspa di Spoltore, può concelebrare la messa. Solo lì, dove quasi nessuno può entrare: il parroco è indagato per il reato di violenza sessuale.

Incontri sessuali. Secondo il capo di imputazione, tra il 2011 e il 2012, don Vito avrebbe commesso presunti abusi sessuali su un ragazzino di 15 anni che frequentava, insieme agli amici, la parrocchia di Villa Raspa. In base agli atti dell’indagine, non ci sarebbero state né costrizione né violenza fisica: è lo stato di presunta «subordinazione psicologica», a cui sarebbe stato sottoposto il minorenne, a far scattare l’accusa di violenza sessuale. Dopo la visita al convento, accompagnati da don Vito, i poliziotti sono andati a Cepagatti, per perquisire la casa dei genitori del prete: è in quella casa del centro abitato che, da più di un anno, vive anche don Vito. I poliziotti sono usciti dall’abitazione con del materiale che sarà oggetto di controlli.

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Prete della movida. Don Vito è un prete conosciuto nel Pescarese. Nel 2006 era stato anche protagonista di un’iniziativa rimbalzata sui giornali italiani: sceso in strada di notte, sulla riviera di Pescara, aveva confessato i ragazzi durante la movida. «Ci siamo messi proprio qui», aveva raccontato il parroco ai giornalisti, «perché questa è la meta del passeggio notturno. Ora si chiama movida. Vogliamo essere, come dice il Vangelo, il lievito del pane, il sale che dà sapore. La nostra proposta è semplice ed è scritta nel volantino che distribuiamo a tutti: “C’è un cuore che prega per te, nella notte”». Don Vito ha anche un passato da assistente ecclesiastico nel movimento scout dell’Agesci Abruzzo: lo è stato fino alle dimissioni, arrivate all’improvviso e inspiegabili nell’estate dell’anno scorso dopo una presa di posizione della curia di Pescara, tenuta riservata fino a ieri.

Sospeso 16 mesi fa. Infatti, si è appreso che, nei primi mesi del 2013, voci di possibili attenzioni sessuali del parroco almeno su un ragazzino sono arrivate alla curia: è lo stesso arcivescovo a confermarlo. Così nel luglio 2013, è scattata la sospensione e il parroco è stato costretto a lasciare immediatamente la chiesa di Villa Raspa disertando anche la celebrazione di un matrimonio.

«Lo abbiamo allontanato». «Dopo le segnalazioni avute riguardo don Vito», rivela Valentinetti, «lo abbiamo allontanato dalla comunità parrocchiale con una sospensione dalle mansioni proprie dell’ufficio sacerdotale». Una sospensione “ad cautelam”, risalente a 16 mesi fa, che ha innescato anche un processo canonico, parallelo all’indagine della polizia. Con la sospensione, al parroco è stato vietato di celebrare la messa in luoghi aperti al pubblico mentre gli è stato concesso di concelebrare le funzioni nel convento di Pescara. «Secondo quanto richiesto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, spiega Valentinetti, in ottemperanza al Motu Proprio “Sacramentorum Sanctitatis tutela”, abbiamo avviato il procedimento canonico che attualmente si trova nella fase di processo penale canonico».

Denuncia dei genitori. Dal processo canonico all’indagine penale, coordinata dal pm Salvatore Campochiaro: la Mobile, guidata dal dirigente Pierfrancesco Muriana, ha avviato gli accertamenti sul prete dopo la denuncia della famiglia del quindicenne, adesso maggiorenne. Non è stata la Chiesa, quindi, a informare la polizia dei sospetti sul parroco ma i familiari del ragazzo: in base alla versione fornita dalla famiglia, il prete avrebbe avuto incontri sessuali con il loro figlio. Sarebbero stati gesti consenzienti ma che, a distanza di mesi, avrebbero provocato una crisi di identità sessuale al ragazzino. A raccontarlo ai genitori, nei mesi successivi, sarebbe stato proprio il giovane che avrebbe riferito degli incontri che si consumavano nell’alloggio canonico del prete.

«Sono a disposizione». «Rammaricato», così si definisce adesso l’arcivescovo che avrebbe avuto già un primo contatto con la polizia. Valentinetti, comunque, ribadisce la sua volontà di collaborare alle indagini: «Difficile aggiungere altre parole certo è che confidiamo nella giustizia», conclude l’arcivescovo, «e continueremo a essere a disposizione per la risoluzione del caso».

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