Pescara, processo del Turco L'accusa: Angelini prelevò otto milioni per le tangenti

Il consulente dell’ex titolare di Villa Pini: le date corrispondono. La difesa di Del Turco: è solo la parola dell’imprenditore

PESCARA. «Gli otto milioni e mezzo di prelievi tra il 2005 e il 2008 sono dazioni come da dichiarazioni rese da Vincenzo Maria Angelini. Come faccio a dirlo? Ci sono riscontri contabili, date precise e circostanziate che corrispondono alle dichiarazioni rese dal mio cliente. Quello che non sapevo sì, me l’ha detto Angelini».

I prelievi in contanti, gli stipendi ai dipendenti, le spese per gioielli e oggetti d’arte dell’ex titolare di Villa Pini, i passaggi di soldi da una società all’altra – ad esempio da Novafin a Villa Pini – i numeri milionari della contabilità di Angelini e del suo ex gruppo sono stati al centro della nuova udienza del processo sanità, quello in cui Angelini è imputato e parte offesa, corruttore e concusso per aver pagato presunte tangenti.

A passare al setaccio quattro anni di passaggi di soldi, entrate e uscite, crediti e debiti è stato il suo consulente, il commercialista Sergio Spinelli che, interrogato dall’avvocato di Angelini Sergio Menna, ha illustrato una cascata di numeri, dando quattro coordinate: «31 milioni sono il corrispettivo di un anticipo quote per la vendita di una società. Di questi 31, 12 milioni sono transitati sui conti personali di Angelini e poi sono riusciti, mentre 17 milioni sono i prelievi contanti da banche delle società del gruppo. Tra questi 17 milioni, ci sono 8 milioni e mezzo che sono dazioni, come da dichiarazioni rese da Angelini: nel 2005 l’imprenditore ha prelevato 1 milione e 300 mila euro, nel 2006 ha prelevato 750 mila euro, nel 2007 oltre 6 milioni e 300 mila euro e nel 2008 110 mila euro».

«Il consulente: 8 milioni di dazioni, liberalità». E’ attraverso la testimonianza di Spinelli che è tornata in aula l’accusa del processo sanità, quella che dice che Angelini – ieri in aula c’erano solo la moglie e la figlia – avrebbe prelevato per pagare presunte tangenti a politici di ambedue gli schieramenti, tra cui l’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco, ottenendo in cambio favori per le sue cliniche. Angelini cristalizzò le sue dichiarazioni in una serie di confessioni fiume in cui riannodò cifre e destinatari. Così, ieri, il suo commercialista è arrivato in aula per raccontare la fase subito precedente alla presunta consegna di soldi, quella dei prelievi. «Dal 2004 al 2008», ha detto Spinelli, «Angelini ha prelevato circa 15 milioni di euro». Spinelli, però, da questa grande fetta ne ha isolata una di 8 milioni chiamandola «dazione» e sottoponendosi, poi, ai chiarimenti su quel termine prima richiesti dal presidente del collegio Carmelo De Santis, poi dal pm e infine dall’avvocato di Del Turco Gian Domenico Caiazza.

Il consulente: le dazioni corrispondono ai prelievi. Il primo è stato De Santis a sollecitare Spinelli: «Che verifiche ha fatto?». E il commercialista: «Ci sono date circostanziate dei prelievi che corrispondono alle dichiarazioni di Angelini». Poi, è stato il turno di Di Flori: «Ha trovato pezze d’appoggio nella contabilità delle operazioni oggetto della contestazione, a parte le dichiarazioni di Angelini?». E Spinelli ha ripetuto le «date» e aggiunto: «Io sono un consulente di parte e ho ascoltato anche il mio cliente, Angelini. Ma escludendo questo, tra il 2004 e il 2007 ci sono stati prelievi contanti dalle società di notevoli importi rispetto agli altri». Così, a un tratto, dopo le reiterate risposte, il processo sanità è tornato ad avvitarsi su se stesso, sulla contrapposizione che vede la procura convinta dell’attendibilità delle dichiarazioni di Angelini sorrette, dicono i pm, dai riscontri dei prelievi, e con la difesa che nelle domande ha voluto mettere in evidenza che la parola di Angelini non è sufficiente e non è attendibile.

La difesa: è solo la parola di Angelini. «Come fa a dire nella sua consulenza che quelle sono dazioni? Quali elementi ulteriori ci sono oltre i prelievi?». E il commercialista: «Nella mia consulenza ho preso atto di cifra per cifra e poi ho chiesto ad Angelini. Ho detto dazioni come da dichiarazioni rese da Angelini». Nel corso dell’udienza, il commercialista si è anche soffermato sulle spese di Angelini per gioielli, opere d’arte e anche qui Caiazza ha domandato se sapesse dei 10 milioni di contanti spesi per comprare oggetti d’arte. «Sono beni legati non solo agli anni dal 2005 al 2008 ma di tanti anni fa». «Ha la pezza giustificativa?», ha chiesto Caiazza. «Me l’ha detto la famiglia».

Gioielli, opere d’arte. Inizialmente, il consulente aveva parlato del fallimento del gruppo di Angelini elencando i crediti che le cliniche vantavano nei confronti della Regione: «242 milioni di euro nel 2009». «Le cliniche erano in stato di sofferenza finanziaria indotta», ha detto, «ma non di insolvenza. Se il gruppo avesse riscosso i crediti non si sarebbe trovato con la barra terribile del fallimento. Poi, secondo l’esame di tutti i bilanci, lo stato passivo delle società era di circa 400 milioni di euro e non di circa un miliardo di euro come dice la curatrice fallimentare Giuseppina Ivone. Ivone ha gonfiato lo stato passivo». Il processo sanità torna domani.

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