Pescara, proteste a Fontanelle: "No al trasferimento di don Max"

Raccolta firme a Fontanelle per il sacerdote in prima linea contro la criminalità

PESCARA. «Don Max non se ne deve andare: tutto quello che è stato fatto in questi anni a Fontanelle lo dobbiamo a lui. Ci ha sempre messo la faccia e non si è mai tirato indietro davanti a nulla. Non si può buttare tutto all'aria. Raccoglieremo le firme e le presenteremo alla Curia». Lo dice tutto d'un fiato Nello Raspa, presidente dell'associazione Insieme per Fontanelle che da anni si batte per il ripristino della legalità in un quartiere che in tanti definiscono l'ultima periferia di Pescara. Dal mese di settembre quest’area cuscinetto al confine con Sambuceto, teatro negli anni scorsi di una serie di attentati incendiari all'ombra delle case popolari, atti intimidatori, spaccio in pieno giorno, violenze e soprusi, perderà il suo baluardo.

Il sacerdote di frontiera don Massimiliano De Luca, da tutti conosciuto come don Max, per una decisione del vescovo monsignor Tommaso Valentinetti dovrà essere trasferito agli Angeli Custodi, a Villa del fuoco, nell'altra zona calda della città. Al suo posto arriverà don Michele Mosca. In quasi dieci anni come parroco della chiesa di San Pietro Martire, in via Fontanelle, il sacerdote è stato protagonista di decine e decine di rivendicazioni popolari contro l'inerzia delle istituzioni di destra e sinistra, accusate di aver cancellato dalla loro agenda politica i problemi delle zone periferiche favorendo la marginalizzazione. Proprio per questa ragione la sua comunità parrocchiale annuncia una mobilitazione: «Noi siamo grati a don Max», si legge in una nota inviata al Centro dalla comunità di San Pietro Martire, «per l'impegno e il progresso che ha portato, impegnandosi anche sul degrado di via Caduti per servizio. Questo spostamento porterebbe a un regresso di 25 anni circa».

La scelta di Valentinetti è stata comunicata ai sacerdoti della diocesi durante il ritiro giubilare al santuario del Beato Nunzio Sulprizio, a Pescosansonesco. Gli avvicendamenti, decisi insieme al consiglio dei consultori, secondo Valentinetti sono avvenuti «dopo aver ascoltato i sacerdoti e verificato le singole disponibilità». Eppure il trasferimento di don Max a Villa del fuoco ha colto tutti alla sprovvista, vertici ecclesiastici in primis, consapevoli dell'importanza del ruolo guida di don Max all'interno di una comunità difficile come Fontanelle.

«Non siamo d'accordo con questa decisione», avverte Nello Raspa annunciando una raccolta firme, «il nostro quartiere, già disastrato di suo, non può perdere uno dei suoi punti di riferimento. Fino a qualche anno fa da via Caduti per servizio non saliva nessuno in chiesa. Poi, grazie al carisma di don Max, è stata costruita una comunità parrocchiale numerosa, viva e attiva. Non abbiamo nulla contro il nuovo parroco, ma non si può pensare di ricominciare tutto da capo». «Ci divideremo in gruppi», aggiunge Nello Raspa, «busseremo a tutte le case, dal semaforo di via San Marco all’aeroporto, chiederemo ai cittadini di Fontanelle di firmare per fare in modo che don Max non vada via. Lui conosce vita e miracoli di questo quartiere, è sempre stato presente per qualsiasi problema o difficoltà».

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