Pescara, scacco al racket della prostituzione: arrestate 11 persone

Operazione della polizia che ha indagato sulla divisione della città in 5 zone controllate da albanesi e romeni. Tra le prostitute una malata di Hiv

PESCARA. La polizia di Pescara sta portando avanti una operazione contro lo sfruttamento della prostituzione per l'esecuzione di 11 misure cautelari restrittive, di cui 8 in carcere e tre agli arresti domiciliari. Uno degli otto colpiti da ordine di arresto risulta latitante in Romania. L'operazione è finalizzata ad azzerare alcuni gruppi criminali che controllavano le lucciole prevalentemente nella zona di Pescara centro, tra la stazione e le zone limitrofe, e nella parte sud della città, in prevalenza vicino alla pineta dannunziana. Nel corso delle indagini, che hanno preso il via alla fine del 2016 anche basandosi sulle segnalazioni di un comitato spontaneo di cittadini, la squadra mobile (coordinata da Pierfrancesco Muriana) ha documentato e mappato le postazioni di lavoro delle prostitute, in buona parte già note in quanto sfruttate da persone arrestate in passato e anche condannate per questo tipo di reati. L'indagine (coordinata dal pm Gennaro Varone) ha consentito di monitorare 5 nuclei criminali, eterogenei e autonomi tra loro, di cui due di matrice albanese e tre di matrice romena che si occupavano, attraverso una struttura organizzativa seppur minima, di sfruttare la prostituzione secondo accordi prestabiliti che avevano il fine di evitare i conflitti su strada per non attirare l'attenzione delle forze dell'ordine, in modo da massimizzare i profitti. E' emersa, tra l'altro, la presenza di una donna italiana di 35 anni, pregiudicata e tossicodipendente affetta da HIV e epatite C, verosimilmente una prostituta, che lavorava nell'area vicino alla stazione ferroviaria.

L’operazione è stata chiamata “Mami” visto che una degli indagati, Hajrije Rrushi, detta “mamma”, predisponeva le dichiarazioni per consentire alle ragazze da avviare alla prostituzione di superare i controlli alla frontiera. Questi gli arrestati: Endrit Gjella, nato e residente in Albania, 24 anni (custodia in carcere); Stela Shemlliu, nata in Albania e domiciliata a Pescara, 24 anni (custodia in carcere); Hajrije Rrushi, nata in Albania, 57 anni, residente a Lucca (custodia in carcere); Marian Fantana, nato in Romania, 33 anni, domiciliato a Montesilvano (custodia in carcere); Dan Petre, nato e residente in Romania, 39 anni, domiciliato a Montesilvano (custodia in carcere); Pasquale Antinucci, di Alanno (Pe), 49 anni (arresti domiciliari); Antonio Antinucci, di Alanno, 51 anni (arresti domiciliari); Roberto George Nicolae, nato in Romania, 37 anni, domiciliato a Pescara (custodia in carcere); Rovino Hushi, nato a Durazzo (Albania), 26 anni, residente ad Alba Adriatica Teramo (arresti domiciliari); Daniel Geani Birsan, nato a Slatina (Romania), 30 anni (custodia in carcere), e già detenuto in Romania. Il provvedimento di arresto (custodia in carcere) non è stato notificato a Vasile Lincan, nato in Romania, 36 anni, domiciliato a Pescara: l’uomo, infatti, è tornato in Romania a gennaio. Gli arresti sono stati disposti dal gip Nicola Colantonio. La polizia, con l'assoluta garanzia dell'anonimato, invita chiunque abbia notizie utili da riferire, a recarsi negli uffici della squadra mobile per fornire eventuali elementi utili ad avvalorare l'ipotesi di responsabilità della donna per la possibile trasmissione di queste patologie. 

Il questore di Pescara Francesco Guglielmo Misiti, e il vice questore aggiunto Pierfrancesco Muriana, illustrando l'operazione denominata "Mami", hanno detto che «l'operazione è stata frutto di una capillare attività di controllo del territorio che ha prodotto gli effetti sperati, riuscendo così a sgominare una organizzazione, composta da cinque nuclei albanesi e romeni, che operava in alcune zone della città. Questo di oggi è un chiaro esempio - hanno spiegato gli investigatori - di una collaborazione fattiva e proficua tra comitati di cittadini e forze dell'ordine».