Pescara, spari nella notte. La polizia: "E' stato lui". Ma il bancario resta libero

Interrogato per sei ore un 45enne, in casa aveva 47 armi ad aria compressa che sono state sequestrate

PESCARA. Per sei ore, ha negato di essere lui il responsabile degli spari partiti forse da un balcone che a tarda sera di venerdì scorso, all’altezza di via Gioberti, sulla Strada parco, hanno impallinato tre persone, probabilmente con un fucile ad aria compressa. Il sospettato, un 45enne di professione bancario, incensurato, con la passione per le armi ad aria compressa, ieri, assistito dal suo avvocato Fabio Corradini, è stato interrogato a lungo in questura dagli uomini della squadra mobile guidata da Pierfrancesco Muriana. Ma non ha confessato e ora è libero, seppure con una denuncia sulle spalle. L’accusa nei suoi confronti è di lesioni gravi e nelle prossime ore la polizia consegnerà un rapporto al sostituto procuratore Barbara Del Bono.

Il tiro al bersaglio del cecchino ha centrato un 44enne cuoco cinese, che pedalava in bicicletta, colpito a un occhio e ricoverato in ospedale, dove si trova tuttora nel reparto di neurochirurgia. Per fortuna, come hanno riferito i medici, l’uomo non perderà la vista e non sarà neanche operato, almeno per ora, in quanto il pallino che è entrato nel canale lacrimale destro ed è arrivato vicino alla giugulare, si trova sì in una posizione difficile da estrarre, ma non dovrebbe risultare dannoso.

Pochi danni per gli altri due feriti, una ragazza pescarese di 22 anni, raggiunta di striscio al braccio sinistro, e un uomo di 44 anni di Roseto, ieri regolarmente al lavoro, ferito a un gluteo con fuoriuscita di sangue. I pallini sparati, secondo la ricostruzione della polizia, dal secondo piano di un condominio di via Gioberti, erano di piombo. La polizia, nella casa dell’indagato, ha trovato un arsenale e ha scoperto che l’uomo, che vive con i suoi genitori, in passato, fin dal 2002, ha sofferto di problemi psichiatrici. Nell'abitazione sono state trovate e sequestrate ben 47 armi, tra pistole e fucili, però di quelli in libera vendita, in quanto ad aria compressa, con una potenza non superiore ai 7 joule e mezzo. Ora, però, gli investigatori dovranno capire se queste armi siano state modificate.

Nella perquisizione della casa del bancario, la polizia ha poi trovato dei certificati che attesterebbero un disagio psichico del presunto cecchino il quale, seguito da alcuni specialisti, avrebbe anche una causa di mobbing sul lavoro in corso. Che avesse il pallino delle armi, sarebbe anche confermato dal fatto che nel suo appartamento sia stato trovato una sorta di cubo composto di materiale plastico, sul quale era stato apposto un bersaglio di carta contro il quale l’uomo si esercitava sparando.

Nella stessa abitazione, poi, sono stati rilevati anche dei treppiedi di precisione e una collezione di coltelli, oltre che di scontrini. Un hobby, quello del collezionismo, come ha accertato la polizia, che riguarda anche auto d’epoca, come una Ferrari.

Secondo gli investigatori, la posizione delle persone ferite sulla Strada parco e la traiettoria dei colpi sarebbero compatibili con l’ipotesi che gli spari siano partiti dal secondo piano del palazzo. L’uomo, però, ieri ha continuato a dichiararsi estraneo ai fatti.

Più arduo sarà invece dimostrare che i colpi provenissero da una particolare arma. Già, poiché, non essendo queste armi da polvere da sparo, non sarà possibile una verifica attraverso lo stub per cercare di capire quale di esse abbia sparato. L’unica strada percorrbile sarebbe, a patto che sia ancora in buone condizioni, quella di effettuare un confronto con il pallino di piombo ancora nel corpo dello sfortunato cinese per cercare di individuare una compatibilità tra il colpo e l’anima rigata della canna del fucile (o della pistola che sia).

Ma, a parte le buone condizioni o meno del pallino, ieri i medici avrebbero dichiarato di non volerlo estrarre. La polizia, venerdì notte, dopo solo alcuni minuti dagli spari, è intervenuta sul posto con quattro volanti, in seguito alla chiamata della ragazza ventiduenne ferita al braccio, e ha trovato il cinese seduto su un marciapiede, mentre con una mano si toccava l’occhio ferito, mentre il sangue gli colava sulle dita. Almeno due chiazze ematiche si potevano scorgere sull’asfalto, nei pressi di un lampione e della bicicletta appoggiata su un lato della strada, con un gruppetto di curiosi che, nonostante l'ora tarda, erano stati richiamati dagli spari.

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