Pescara, spunta una testimonianza sul caso Straccia

Uno degli addestratori dei cani molecolari al padre del ragazzo: mai fiutato tracce sul Ponte del mare

PESCARA. I cani molecolari non avrebbero fiutato le tracce di Roberto Straccia nè sul Ponte del mare nè all’interno della pineta dannunziana.

La notizia, pubblicata due giorni fa dal Resto del Carlino, si baserebbe sulla testimonianza raccolta dal papà di Roberto, di uno degli addestratori dei cani molecolari che nei giorni della scomparsa dello studente universitario di Moresco sparito da Pescara il 14 dicembre del 2011, e trovato morto sul litorale di Bari il 7 gennaio del 2012, perlustratono la zona sud di Pescara, prendendo spunto dall’ultima immagine di Roberto. Quella ripresa da una telecamera del lungomare sud in cui si vede il ragazzo che fa jogging verso il Ponte del mare.

Ma a distanza di un anno e mezzo arriva la testimonianza dell’addestratore che prese parte alle ricerche e che, se riscontrata, sembra raccontare il contrario. E cioé che, così scrive il Resto del Carlino, «non fu ravvisata nessuna traccia di Roberto». Una testimonianza che riapre la speranza della famiglia di Roberto che non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e che in base a questa testimonianza potrebbe chiedere di riaprire il caso.

Al momento, però, il caso Straccia resta racchiuso nelle 9 pagine del giudice per le indagini preliminari Gianluca Sarandrea che ha archiviato l’inchiesta non ravvisando, come scrive, «condotte penalmente rilevanti» ma affrontando la vicenda in toto, vagliando e scartando, ricostruendo e mettendo i punti fermi».

«Per poter ritenere che la caduta in mare sia da ricollegare ad azioni violente ad opera di terzi», scrive il gip, «occorrerebbe ipotizzare che Roberto, pur seguito a breve distanza da due runners, direttosi verso il molo di Pescara, sarebbe stato qui aggredito, repentinamente e senza alcuna plausibile ragione, da uno o più soggetti i quali avrebbero realizzato l’azione noncuranti del rischio di essere notati dai numerosi passanti. Ebbene, tale ricostruzione», si avvia alla conclusione, «è sfornita di elementi di aggancio alla realtà e sconfessata dal fatto che non vi fosse ragione per uccidere, menare e malmenare Roberto».

Per questo il gip ha chiesto l’archiviazione: «Impossibile collegare la morte a condotte penalmente rilevanti».

(cr.pe.)

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