Pescara, tegola sul porto: "Il dragaggio è sbagliato"

Spunta una planimetria sconosciuta, gli operatori: le navi non entreranno. Il comandante Pozzolano: sono stupito, un incontro per fare chiarezza

PESCARA. «Questo dragaggio è inutile, non servirà a far tornare le navi in porto». L’ennesimo intoppo nei lavori che dal 2010 hanno vanificato una delle attività centrali della città, quella legata al traffico delle navi, nasce da un planimetria targata ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti fino a ieri sconosciuta e che racconterebbe, secondo gli operatori commerciali, che «si sta scavando nel posto sbagliato», «che le navi non torneranno in porto e il traffico passeggeri non riprenderà» e che «si stanno sprecando soldi». «Cado dalle nuvole», dice il comandante della Direzione marittima per l’Abruzzo e il Molise Luciano Pozzolano perché «non conoscevo la planimetria altrimenti avrei chiesto la modifica».

Che è accaduto? Un gruppo di operatori commerciali composto da Leonardo Costagliola, Gianni Leardi, Marco Santori, Sabatino Di Properzio e Carlo Antonelli ha tirato fuori, ieri, una cartina in cui sono indicati i punti di lavoro: l’imboccatura, le profondità, la darsena commerciale e il cerchio di evoluzione, lo spazio necessario alle navi per fare manovra. Eppure, quella mappa, per gli imprenditori disattende le speranze di ridare fiato al porto chiuso, di far tornare le navi che prima della chiusura del bacino trasportavano 400 tonnellate di idrocarburi e 30 di prodotti secchi mentre adesso, le navi, non entrano più come pure è interrotto da tempo il collegamento con la Croazia. Una tegola che ha lasciato «sbalordito» anche Pozzolano che era all’oscuro di quella planimetria e che, come spiega, «convocherò per lunedì una riunione, un incontro con il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, la stazione appaltante del dragaggio del porto, la ditta che sta eseguendo i lavori e l’Arta».

La planimetria, secondo gli operatori commerciali, deve essere corretta partendo dal cerchio di evoluzione che, come spiega Santori, «deve essere spostato almeno 100 metri più a nord scavando 6 metri. Secondo quello che dice questa cartina le navi non possono entrare in porto, è un dragaggio adatto solo ai pescherecci. Come è potuto accadere? Sono le solite cose all’italiana: fatte da persone esterne che nono conoscono il territorio». Gli operatori chiedono, quindi, di spostare il bacino di evoluzione e di modificare la profondità dei fondali portandola a sei metri nella parte che le imbarcazioni devono percorrere per arrivare all’area di manovra. Ma soprattutto, aggiungono, «si rischia di buttare a mare 3 milioni di euro». Gli imprenditori chiederanno un confronto con il direttore dei lavori Enrico Bentivoglio e il responsabile del procedimento Giampiero Destro Bisol.

La planimetria segreta ha sconcertato anche Pozzolano che spera che sia «una boutade».

«Noi, come Capitaneria», spiega, «non abbiamo mai ricevuto questa planimetria e non avrei potuto accettarla, avrei chiesto le modifiche. Per questo ho convocato un incontro, finalizzato a fare chiarezza e a sgomberare il campo da qualsiasi dubbio. Il mio obiettivo è far riaprire la darsena e far decollare l'economia commerciale con la ripresa del traffico passeggeri».

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