Pescara, Toyo Ito citato in tribunaleL'impresa: "Calice rotto per colpa sua"

L'azienda che ha costruito l'opera: la colpa è dell'architetto

PESCARA. «Se il danno c'è, la responsabilità è dell'architetto Toyo Ito». E' in una memoria difensiva che la Clax Italia, l'azienda di Pomezia che ha realizzato il calice che giace in piazza Salotto, prende le distanze dalla rottura dell'opera e chiama in causa l'architetto giapponese: «L'azienda è stata un'esecutrice del progetto del maestro».

Si infittisce la causa civile che vede contrapposti il Comune di Pescara e la Clax Italia: con un atto di fine agosto a firma degli avvocati Paola Di Marco, Carlo Montanino e Augusto La Morgia il Comune di Pescara ha infatti citato in giudizio l'azienda in provincia di Roma a cui ha chiesto un risarcimento per danni d'immagine di 2 milioni e 100 mila euro da dividere tra i proprietari dell'opera, ovvero il Comune per l'80 per cento e la banca Caripe per il 20 per cento. Per il Comune, infatti, il calice in piazza Salotto è andato in frantumi dopo 64 giorni dalla sua inaugurazione perché è stato costruito male. Ma, adesso, la partita potrebbe allargarsi perché la Clax Italia - che nella sua memoria ha anche cercato di smontare la perizia tecnica sul calice - si difende chiamando «in causa il terzo», tirando in ballo il maestro giapponese autore del progetto. Il processo di fronte al giudice Marco Bortone slitta adesso al prossimo anno: dopo la notifica allo studio di Tokyo, l'architetto dovrà decidere se entrare nel processo come terzo, come solitamente accade, oppure tenersi in disparte dalla disputa.

Perché si è rotto il calice? Di chi è la responsabilità? L'imprevedibile porta la data del febbraio 2009, 64 giorni dopo l'inaugurazione del parallelepipedo alto 5 metri con la sagoma colorata di un bicchiere di vino realizzato nell'innovativo materiale di polimetilmacrilato e scoperto nella piazza gremita dallo stesso architetto insieme all'ex sindaco Luciano D'Alfonso. L'azienda di Pomezia ha sempre allontanato ogni responsabilità e alla ditta ha risposto la relazione del perito del tribunale Domenico Lucarelli incaricato dal giudice di analizzare perché l'opera si è rotta: «Errata tecnica costruttiva, cattiva qualità dei materiali impiegati. Le cause del cedimento strutturale consistono nell'inadeguato e incompleto ciclo di lavorazione della ditta Clax Italia», aveva scritto l'architetto Lucarelli. Parte della perizia è poi entrata nell'atto stilato dagli avvocati pescaresi per citare in giudizio l'azienda e chiedere un risarcimento di 2 milioni e 100 mila euro «per il danno di immagine e alla reputazione sociale degli enti che hanno promosso la realizzazione del monumento e ne hanno acquistato la responsabilità». Ma la Clax Italia continua ad allontanare le responsabilità che, adesso, scarica sull'architetto giapponese.

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