Pescara, un referendum sulla sede del calice di Ito

Dopo l’ok del giudice alla rimozione, parla il sindaco: "E’ stato il simbolo di una cattiva politica, è la sconfitta di D'Alfonso"

PESCARA. «Il calice in via Salita Zanni? Perché no, se la rotatoria regge 24 tonnellate». Si è liberato di un peso, il sindaco Luigi Albore Mascia, del fardello di un’opera che non ha mai amato – «effimera e inutile» – e che con uno sfottò rimanderebbe a casa del mittente, nella via dove abita Luciano D’Alfonso. A distanza di tre anni e mezzo dalla sua rottura, lo sventurato calice sta per lasciare piazza Salotto dopo aver ricevuto il via dal giudice Marco Bortone. Opera ammirata e derisa, medaglia del centrosinistra e spasso del centrodestra, è anche attorno al calice di Toyo Ito che si è aperto lo spartiacque tra il prima e il dopo, tra l’ex sindaco D’Alfonso e l’attuale Mascia. Dove sarà spostato il bicchiere rotto? Mascia ha alcune idee, ma è intenzionato a chiedere ai cittadini dove posizionarlo.

Sindaco, il giudice ha dato l’ok al trasferimento del calice di Toyo Ito. Perché l’ha definita una giornata storica?

«Perché quando sono diventato sindaco avevo due pesi sullo stomaco: riaprire la rampa dell’asse attrezzato e togliere da piazza Salotto il calice, il peggior biglietto da visita della città soprattutto perché posizionato in una piazza. Se riaprire la rampa è stato più agevole e veloce, per il calice il percorso è stato più tortuoso: ma finalmente siamo arrivati a una giornata storica perché non c’è stata persona con cui sia venuto in contatto in questi anni che non mi abbia chiesto di toglierlo, eccetto il consigliere Pd Paola Marchegiani».

Che cosa le chiedevano i cittadini?

«Di eliminare il segno di una cattiva politica. I cittadini, tranneil docente Lucio Zazzara che continua a insistere, si sono resi conto che il calice era una struttura deteriorata in una piazza costata 2 milioni di euro e che non è mai piaciuta».

Perché il calice è il segno di una cattiva politica?

«Cattiva a causa della pessima gestione delle risorse e lo scarso rispetto per i cittadini. Dietro il milione e 100 mila euro pagati per la fontana, il calice, l’opera – non so neanche come definirla – c’è la ricerca del facile consenso al contrario, ad esempio, della mia presa di posizione a spostare il cementificio. Vorrei sapere che cosa è più importante: se la salute dei cittadini o un’opera pubblica. La risposta è chiara».

Il calice è una sconfitta di D’Alfonso?

«Certo, perché quando un’opera pubblica non piace è una sconfitta per chi l’ha ideata. A Ito, invece, vorrei chiedere scusa o comunque manifestare la mia solidarietà perché la fine del calice ha danneggiato anche lui».

Deciderà lei dove spostarlo?

«Io ho alcune idee che, intanto, partono dal rispetto per Ito, per l’università, il privato e le risorse che sono state spese. Una collocazione potrebbe essere l’università oppure una rotatoria che, quindi, diventerebbe artistica. Gettate alcune idee mi piacerebbe condividere la scelta con i cittadini attraverso un referendum, in modo da capire dove i pescaresi vorrebbero l’opera».

Qual è la battuta più feroce che le hanno fatto sul calice rotto?

«Non si possono ripetere, va bene quella: “Sindaco, tolga la cabina della doccia?”».

Un complimento?

«Mai ricevuto. Anzi, devo dire che l’opera mi ha creato degli imbarazzi. Quando ho ricevuto alcune persone dall’estero, guardando il calice mi hanno chiesto esterrefatti di cosa si trattasse. Insomma, ricevevo complimenti per la città mentre mi è toccato spiegare la vicenda di quell’opera: ero imbarazzato».

Toyo Ito disconosce la sua opera e dice che lede la sua immagine. Non è irrispettoso verso chi l’ha pagato e la città?

«No, perché il maestro si è trovato un’opera difforme dalla sua, realizzata forse in maniera frettolosa, un’opera costruita con un materiale molto particolare e innovativo: se uno s’imbarca in un’avventura così nuova, l’esito non è assicurato. Irrispettoso no, direi amareggiato e forse pentito».

Accetterebbe un consiglio da D’Alfonso su dove spostare il calice?

«Ogni suggerimento è buono ma credo che la voce più autorevole sarebbe quella di Ito».

Metterebbe all’asta l’opera?

«No perché è un patrimonio di Pescara e comunque in tre anni e mezzo non ho mai ricevuto una richiesta da un museo o da altri. Forse a museo sì, la darei a un prezzo cinque volte superiore».

I l calice sarà infine spostato. E’ una sua vittoria?

«Sì, è una vittoria dei cittadini che rappresento ed è per questo che il via libera al suo trasferimento l’ho definito una giornata storica. Ho vinto da primo cittadino che rappresenta chi non voleva più il calice in piazza Salotto in cui, però, resterà un vuoto».

Una nuova piazza entrerà nel programma del suo eventuale secondo mandato?

«Sì, mi ricandido e riparto da piazza Salotto dopo aver fatto tante cose tra cui pedonalizzare via Firenze. Quel vuoto lasciato dal calice potrà essere utilizzato per fare spazio a un giardino, a un gioco acquatico, a una fontana simile a quella della rotonda Paolucci. Vedremo, ma sicuramente piazza Salotto dovrà tornare ad essere più accogliente e a rispettare la sua funzione di agorà».

Metterebbe il calice sotto casa di D’Alfonso?

«Può essere un’idea, se la rotatoria di via Salita Zanni regge il peso. Perché no, lì c’è un bel via vai di auto...».

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