Pescara, ventimila no al petrolio di Ombrina L’Abruzzo in marcia contro le trivelle sulla costa

Storica manifestazione per fermare l’impianto di Ombrina Mare. Oltre 250 associazioni in difesa della costa. Gli organizzatori: siamo 40mila

PESCARA. «Chi l’aveva mai vista una cosa come questa: una manifestazione così grande e numerosa in Abruzzo non c’era mai stata». Perfino chi ha qualche capello bianco in più e può vantare una lunga serie di presenze a cortei e dimostrazioni pubbliche, finisce con il guardare stupito alla fiumana di gente accorsa da ogni angolo d’Abruzzo per dire no alla petrolizzazione e alla concessione ottenuta dalla Medoilgas per l’impianto di Ombrina Mare 2, al largo della costa teatina. «La marcia dei 40mila», annunciano soddisfatti gli organizzatori, paragonando il lungo serpentone che ieri pomeriggio, a partire dalle 15.30, ha sfilato per le strade di Pescara, alla rivolta popolare degli anni Settanta contro l’insediamento della Sangro Chimica. «Poco più di diecimila persone», ribatte la Questura, provando a smorzare l’entusiasmo dei protagonisti della battaglia contro le trivelle.

La stima finale è di 20mila partecipanti tra adulti, bambini, studenti, politici di destra e sinistra, rappresentanti delle 250 associazioni, organizzazioni e sindacati che hanno dato il loro sostegno all’iniziativa, 47 gonfaloni dei Comuni dell’Abruzzo e del Molise, tre diocesi, tre parchi nazionali, un parco regionale e sette riserve. Tutti in piazza per cercare di sconfiggere «la deriva petrolifera» e «la leggerezza con cui il Governo autorizza le multinazionali a guadagnare in casa nostra». L’appello, lanciato da Wwf e Legambiente, è stato ignorato soltanto da Confindustria. Gli altri, i presidenti delle province di Pescara e Chieti Guerino Testa ed Enrico Di Giuseppantonio, il sindaco del capoluogo adriatico Luigi Albore Mascia, hanno marciato fianco a fianco con la fascia tricolore, accanto ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle che martedì mattina torneranno a parlare di Ombrina Mare in Parlamento e incalzeranno il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. “U mari nun si spirtusa” si legge sulla barca a vela di Greenpeace, la stessa utilizzata per il tour in Sicilia e che ieri è stata ancorata nello specchio d’acqua di fronte a piazza Primo Maggio, punto di arrivo del corteo.

Balli popolari e musica tecno scandiscono le due anime della manifestazione: quella della tradizione che si pone come «antidoto contro i mali del consumismo e la distruzione di massa» e quella giovane, fresca e spontanea degli studenti che si sfilano le scarpe per andare avanti a piedi. L’antropologo Francesco Stroppa porta a Pescara un pezzo delle feste di piazza dell’entroterra abruzzese: danzatrici del ventre, zampognari, uomini e donne con gli abiti di scena, i tamburi e i canti che raccontano di un passato contadino non ancora dimenticato. «I nostri antenati», sottolinea il docente, «avevano scoperto il segreto di vivere in equilibrio con l’ambiente. Dobbiamo imparare da loro invece di distruggere quello che ci hanno lasciato». I ragazzi, invece, la faccia pulita della manifestazione contro il petrolio, urlano gli slogan al megafono e ripetono il loro no a Ombrina Mare attraverso una serie di cori da stadio: «Mare e costa, è tutta roba nostra» e «Giù le mani dal mare e dalla terra». «Ci inventeremo di tutto», garantisce Domenico del collettivo di Lanciano, «siamo determinati a dire no a quest’Ombrina, siamo pronti anche ad andare lì con il pedalò per impedire che tutto questo si faccia». Qualcuno, in segno di protesta, sceglie di coprirsi il viso con maschere e bavagli, altri si dipingono i volti di nero petrolio o di azzurro mare. C’è chi indossa un camice verde e chi si copre con un mantello scuro o con l’immancabile bandiera della pace. Ci sono i gruppi organizzati che affidano la loro rabbia a cartelli e chi, invece, colora le strade con palloncini e fumogeni. “Lasciateci crescere” recita lo striscione portato, in testa al corteo, dai piccoli delle scuole primarie e dell’infanzia di Vasto e Rocca San Giovanni, scelti per aprire il serpentone.

Secondo i promotori, la protesta di ieri contro il petrolio è destinata a entrare nella storia dell’Abruzzo per numeri e imponenza. Dalle 15.30 di ieri pomeriggio, quando la marcia parte dalla piazza della Madonnina in direzione sud fino all’arrivo davanti alla Nave di Cascella, poco prima delle 18, tra i vari spezzoni del corteo c’è una distanza di parecchie decine di chilometri. Alle 17,10 mentre la coda si allontana in bicicletta e sui pattini da piazza Italia, scortata da un manipolo di pattuglie e agenti delle forze dell’ordine, la testa ha già raggiunto le strade dello shopping del centro cittadino. Nel mezzo i ritmi jamaicani e il rap di Cuba Cabbal mantengono viva l’attenzione delle diverse frangie dei manifestanti. Qualcuno si affida all’emblema della veracità abruzzese per ribadire l’opposizione a Medoil gas: «Ce l’abbiamo già la ‘trivella’ d’Abruzzo. No al petrolio, sì al parco» si legge su uno striscione con l’immagine di Rocco Siffredi, la porno-star di Ortona.

La lunga marcia contro Ombrina mare si chiude sulla spiaggia davanti alla Nave di Cascella, dove è stato adagiato il lenzuolo giallo del Wwf di 10 metri per 10 “Vogliamo un mondo migliore per tutti” e dove è stato allestito il palco del coordinamento delle associazioni e dei movimenti che si battono contro la deriva petrolifera. Le musiche degli Anemamè e dei gruppi di giovani locali e gli interventi degli artisti e dei rappresentanti del mondo della cultura abruzzese, accompagnano il lento esodo dei 20mila. «Ombrina non si farà», concludono risoluti.

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