PETROLIO

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Mi avete ridotto ad una nullità.

Avete fatto di me un oggetto di scherno quotidiano. Mi avete chiamato sognatore perché ho scelto di studiare Storia in un mondo che non si guarda alle spalle perché invaghito del proprio riflesso, inconcludente perché alla fine non sono finito ad insegnare Storia, scostante perché questa cosa ha inevitabilmente debilitato le mie motivazioni, arrogante perché far sfoggio del mio pugno di sapere è l’unica cosa che mi ricorda di essere vivo.

Avete fatto di me un manichino parlante, un venditore ambulante, un commerciale del niente. Mi avete offerto paradisi di debiti per un telefono pensante e tecnologie di scarto. Avete cementificato sopra ogni mio orizzonte descrivibile, sopra la mia terra, il mio futuro, cementificherete anche la mia tomba, cosicché la mia lingua sia un cemento, la lingua di mio figlio sia il cemento, la mia storia una lapide che non grava sulle coscienze.

Mi avete tacciato di essere un geek, o un nerd, perché mi avete trovato ad un tavolo a praticare giochi da tavola, mentre disquisivo con un amico di videogiochi o realtà aumentata, scoprendomi a leggere Wired in treno o perché so distinguere un sandwich al gelato da un leopardo delle montagne. Oppure mi avete unto di spregio tutte le volte in cui ho rivendicato la libertà alla laicità della mia esistenza piuttosto che difendere una religione che vuol trasformare ogni cosa in deserto per potervi pregare il suo dio.

Non avete tenuto conto di nessuna delle mie aspirazioni, possibilità, potenzialità, presupponendo che il modo dei vostri padri dovesse funzionare per sempre, discutendo ogni cosa, ogni idea, ogni pensiero, ogni assunto matematico, ma non discutendo mai il capitalismo insostenibile che venerate.

Avete ingoiato la mia giovinezza, il mio cuore inquieto, tracannato la mia verità custodita dentro il guscio di un’ostrica, avete sniffato la voce di mia madre, fatta di rugiada e antica fame, il gatto che ronfa poco oltre la porta, avete spento la luce che accecava gli occhi violando le pagine dedicate, mentre penso a te, mentre penso a…

… avete ucciso Pierpaolo Pasolini, avete ucciso Pierpaolo Pasolini.

Voi avete spalancato le porte del vostro bel paese ai caimani, agli avvoltoi, ai lupi, agli assatanati, per quattro misere briciole cadute dai tavoli dei loro baccanali, sempre pronti a rintanarvi nelle tradizionali amicizie, nei rituali fangosi, nei contorsionismi di lingua, ogni giorno dediti alla prostituzione delle meningi, arroccati dietro la collusione dei privilegi, nascosti sotto la gonna del prete; avete spolpato la carcassa della mia dignità.

Ora che sono niente, un numero poco consistente, un portafoglio poco allettante, un curriculum poco interessante, mi concedete così, per capriccio, di potervi mettere alla berlina. Forse che come la mosca sul muso del leone posso stare se riesco prima a puzzare come una merda?

Dopo che avete ammutolito il mio spirito e lobotomizzato il mio cervello, davvero vi interessa come cazzo scrivo?

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