Piano traffico, referendum il 23 settembre

PESCARA. Sarà il primo referendum popolare della città quello che il 23 settembre prossimo chiamerà i pescaresi a pronunciarsi sulla sperimentazione del Piano urbano del traffico varata la scorsa estate dall’amministrazione comunale. Con un semplice sì o un no su una scheda, si potranno confermare o cancellare in un colpo solo le inversioni dei sensi unici, la chiusura della rampa dell’asse attrezzato di piazza Italia, i divieti di fermata, le corsie per i bus. Cancellare o confermare solo ipoteticamente, perché in realtà il referendum voluto dal centrodestra, con la raccolta di circa 6.000 firme in città, sarà di tipo «consultivo» e non abrogativo o confermativo: due formule tra l’altro non contemplate nell’attuale statuto comunale in materia referendaria. La posta della partita in gioco resta comunque altissima. E lo dimostra lo scontro di ieri in consiglio comunale tra maggioranza e opposizione.

IL VALZER DELLE DATE. Nei mesi scorsi il centrodestra aveva tessuto con cura la sua tela per arrivare all’appuntamento referendario con la quasi certezza di poter demolire il Piano traffico difeso con stoica ostinazione dall’assessore Armando Mancini. In commissione statuto era stato raggiunto un primo accordo su tre date proposte da An, Udc, Forza Italia e Pescara Futura: quelle del 21 e 28 ottobre e dell’11 novembre. Così dai banchi del centrodestra si dava ormai per scontato che la decisione da prendere in aula sarebbe ricaduta su una di queste tre domeniche del prossime autunno.

LA MOSSA DEI DS. La doccia fredda arriva quando il capogruppo Ds, Enzo Imbastaro, presenta un emendamento alla delibera con cui si chiede di anticipare la consultazione referendaria al 9 settembre. La motivazione è che questo avrebbe evitato di interrompere l’attività didattica nelle scuole, che ripartirà il 17 settembre, visto che i seggi per il referendum saranno ospitati proprio nei plessi scolastici della città, come avviene in occasione del voto per le elezioni politiche e amministrative. Il centrodestra, però, insorge. Da Carlo Masci ad Agusto Di Luzio, ad Andrea Pastore, a Luigi Albore Mascia, è un coro di no alla data del 9 settembre. Qualcuno parla apertamento di tentativo di «boicottaggio» del referendum. Si teme che una data così a ridosso delle ferie estive nasconda in realtà il tentativo di allontanare i cittadini dalle urne. Imbastaro, del resto, premette subito «che la situazione del traffico in città è nettamente migliorata» e anche questo manda su tutte le furie i consiglieri di opposizione. Anche l’intervento di Maurizio Acerbo sortisce lo stesso effetto quando il capogruppo di Rifondazione definisce «merito dell’Unione» il fatto che per la prima volta la città venga chiamata ad esprimersi in una consultazione referendaria, «negata invece dall’ex maggioranza regionale di centrodestra quando la sinistra propose il referendum contro la terza canna del Gran Sasso».

Carlo Masci replica a muso duro: «Questo referendum si fa solo perché sono state raccolte 6.000 firme, non per concessione del centrosinistra». Poi la stoccata ai Ds: «Proponendo la data del 9 settembre non volete che la gente venga a votare». Caustico il senatore Andrea Pastore: «E’ uno scherzo o una provocazione? La data del 9 settembre impedisce persino di informare i pescaresi sul referendum». Pastore fa anche riferimento al centro naturale della città «che muore ucciso dal Piano traffico e dall’assenza di parcheggi». Ma Acerbo ribalta la prospettiva: «Ad uccidere il commercio in città è l’abnorme proliferazione di centri commerciali». A questo punto iniziano a piovere nuovi emendamenti, ognuno con una data diversa per il referendum: 16 settembre, 23 settembre, 30 settembre, prima domenica di ottobre. Alla fine, con 19 voti favorevoli e 11 contrari, passa la data del 23.