L’antico nucleo ruotava attorno al Kursaal Negli anni i tentativi di trasformazione hanno portato a cause penali e contenziosi

Pineta, il profumo liberty della città-giardino

Il quartiere progettato nel 1912 resiste agli abusi e ai tentativi di speculazione
 

 PESCARA. Come simbolo della rinascita scelsero di decorare le belle facciate Liberty con conchiglie, ghirlande e delicate maioliche floreali. Dalla bonifica, nasceva attorno alla pineta d’Avalos e al luogo delle feste, il Kursaal, il primo nucleo della «città giardino»: così nel 1912 l’aveva disegnata Antonino Liberi, una stazione climatico-balneare splendida per posizione, fresca e ombreggiata da maestosi alberi lungo le vie. Quasi un secolo dopo, nel quartiere che più di ogni altro conserva la memoria del passato della città, i tentativi di speculazione edilizia e le denunce per presunti abusi si mescolano alle situazioni di abbandono e ai cartelli «Vendesi», mentre c’è chi pensa al rilancio turistico della zona con la creazione di un circuito di eventi e di bed & breakfast.

Il primo tentativo di far conoscere le case Liberty e gli edifici degli anni Venti e Trenta, in un’area oggi sottoposta a vincoli ambientali e architettonici da leggi e piano regolatore, è stato fatto lo scorso anno, quando l’Associazione nazionale delle Ville d’Italia ha inserito nella Giornata nazionale del primo giugno il villino Geniola che, assieme al villino Laporta, è stato decretato Bene monumentale.

Ha aperto la porta della sua casa ai turisti Anita Boccuccia, architetto esperto in restauro conservativo: per valorizzare la bellezza del quartiere, ornato di portici e colonnine, e di giardini curati, Boccuccia ha fondato nel 2007 l’associazione regionale Ville e Palazzi dannunziani, che oggi raggruppa circa quaranta proprietari di edifici storici in Abruzzo. E, oltre a spalancare ai visitatori la sua villa, li ha guidati in un itinerario lungo viale Primo Vere, dove i villini di pregio rimasti sono 21. Fatto singolare, a gettare il primo seme per la creazione dell’associazione non è stato un progetto culturale, ma una battaglia giudiziaria: quella ingaggiata dall’architetto assieme a Italia Nostra nel novembre del 2003 contro la demolizione di un edificio degli anni Trenta che sorgeva accanto alla splendida casa che suo padre, Pietro Boccuccia, comprò arrivato a Pescara, nel dopoguerra, come vice prefetto.

A più di cinque anni dalla denuncia, lo scheletro dell’edificio sorto al posto dell’abbattuto villino Farina si arrugginisce, aggredito dalla salsedine. Dopo pronunciamenti di Tar e Consiglio di Stato, interrogazioni parlamentari e udienze rinviate, il procedimento promosso dal pm Andrea Papalia che vede sul banco degli imputati anche un ex dirigente e due tecnici comunali tornerà in aula il 14 aprile.

«Quando il quartiere venne progettato» racconta l’architetto, «Liberi vi inserì una chiesa, un ippodromo, un mercato, attrezzature per esposizioni e una piazza sul mare, chiamata piazza Canto Novo, collegata da un viale al Kursaal, che poi diventerà l’Aurum». La piazza, al pari di altro, non nacque mai, ma come mostrano le planimetrie saltate fuori dai faldoni dell’Archivio di Stato, nel 1937 quasi tutti i lotti erano stati edificati, in isole di quattro edifici ognuna. Già nel 1939, la legge 1497 dichiarò la zona «di notevole interesse pubblico» e la sottopose a tutela.

Dopo una decisione del consiglio provinciale di tre anni prima, nel 1965 tutta l’area della Pineta dannunziana venne definita «di notevole interesse pubblico». Passano quasi tre decenni. Nel 1990 interviene la Regione, che definisce l’ambito di appartenenza come riservato a conservazione integrale e parziale. L’ultimo atto è una variante al Prg del 2003, che stabilisce che l’area è destinata alla «conservazione», e sancisce che «la demolizione e la ricostruzione degli edifici devono rispettare l’ingombro planimetrico ed altimetrico esistente, il rapporto di copertura, il tessuto e le tipologie esistenti».

Oggi sono 67 gli edifici storici segnalati da Anita Boccuccia con un censimento basato sui vecchi documenti, sebbene il Prg abbia stretto i vincoli solo su 27 di questi. «A Montesacro, a Roma, meno della metà degli edifici sono Liberty, ma la tutela è assoluta. E alla Pineta la concentrazione è maggiore».

Con il passare degli anni, la tutela non è bastata, i tentativi di aggressione si sono moltiplicati. Negli anni Sessanta-Settanta, sul mare alcuni brutti palazzi moderni prendono il posto di case basse, le ristrutturazioni storpiano tetti e finestre, compaiono corpi di fabbrica che i disegni originali non mostrano, villini vengono abbattuti con raddoppio di volumi e altimetria, come accade per esempio a uno degli edifici più belli di via Scarfoglio. «Non è stata la guerra a distruggere Pescara, ma la speculazione, che ora rialza la testa» dice Boccuccia. È una situazione critica che sfocia in denunce e cause e colpisce anche chi ha le concessioni balneari, primo fra tutti il lido dei vip «Les Paillotes», prima sequestrato nel 2007 dalla Procura per presunti abusi edilizi, poi dissequestrato l’estate scorsa dalla Cassazione.

Ma nella zona in cui le strade portano il nome delle opere di Gabriele d’Annunzio e le case sono di proprietà dei notabili della Pescara bene, De Cecco, La Morgia, Milia, Caldora, e ancora D’Eramo, Cascella, Cipollone, la bellezza dei luoghi è offesa anche da situazioni di abbandono, come quella del villino Maria Teresa, al numero 22 di viale Primo Vere, uno dei più antichi, come dimostra l’iscrizione sul portone d’ingresso «Parva, sed apta mihi, 1915»: cade a pezzi in un giardino spoglio delimitato da una recinzione arrugginita. Accanto a questo, però, ci sono esempi di restauri oculati, o anche ricostruzioni a norma di legge. Poco lontano, non lontano dal villino Geniola, è in vendita un edificio a un piano su cui svetta una torretta panoramica. Il prezzo non c’è, ma i residenti favoleggiano cifre attorno ai due milioni di euro.

Si affitta invece, ma solo per l’estate, ai villeggianti, come un tempo, Villa Anna. Per questo quartiere che alterna eleganza e decadenza, Anita Boccuccia immagina ora un futuro di polo turistico perché il fascino dell’idea di Liberi, nonostante tutto, lungo i viali alberati è ancora vivo: «Io credo che sia possibile creare un percorso culturale e turistico all’interno di un più vasto circuito della Costiera dannunziana che coinvolga tutto il litorale abruzzese» dice. «Alcune dimore già oggi vengono aperte per eventi particolari, per questo, anche in vista dei Giochi 2009, lancio un appello agli enti locali, alla Regione.

Grazie a questo patrimonio, fino a oggi trascurato, potremmo creare bed & breakfast e ristoranti, e organizzare concerti o cocktail per promuovere prodotti di qualità».