Pistola puntata: rapinato e sequestrato

L’assessore Santavenere denuncia: in balìa di senzatetto per 40 minuti, costretto a portarlo a Rancitelli e a dargli 100 euro

PESCARA. Sequestrato per 40 minuti con una pistola puntata e rapinato di 100 euro. È successo venerdì scorso a un assessore di Cepagatti, Tiziano Santavenere, 64 anni, delegato a Manutenzioni, Sport e Manifestazioni. È Santavenere, dopo il pericolo scampato, a raccontare quello che è accaduto: «Dopo un convegno sull’archeologia al castello Marcantonio a Cepagatti stavo andando a riprendere la macchina parcheggiata davanti al municipio, l’unica rimasta in quella zona a quell’ora. Erano le 20,15 e stava piovendo abbastanza forte: avevo solo fretta di entrare in auto e tornare a casa. All’improvviso, mi sono visto una persona davanti: si è fatto avanti mentre stavo aprendo la portiera e mi ha puntato una pistola. Mi ha detto: “Ti sparo alle gambe”. Poi, mi ha obbligato a salire in macchina per portarlo a Pescara. In quel momento, non si vedeva nessuno». Dopo pochi secondi, Santavenere ha riconosciuto il suo aggressore: «Nell’immediatezza non avevo capito chi era: con il buio e la pioggia si vedeva poco, poi, ho capito». I carabinieri stanno cercando una persona di Cepagatti: è un senzatetto.

«Non è la prima volta che questa persona se la prende con gli amministratori, nonostante gli aiuti ricevuti dal Comune. Anch’io mi sono adoperato per lui», dice Santavenere, «a volte si è limitato a insultare, altre volte, sono volati anche degli schiaffi». Stavolta, è successo di peggio: «Siamo saliti in macchina e, sempre con la pistola puntata, mi ha ordinato di andare a Pescara. Ma lui voleva i soldi. In quel momento, non avevo contanti con me e, dopo un po’, sono riuscito a convincerlo che mi sarei fermato al bar di un amico, che me li sarei fatti prestare e che glieli avrei consegnati». L’aggressore ci ha pensato, poi, ha acconsentito. A patto di accompagnare Santavenere nel locale. Arrivati al bar, Santavenere e il suo aggressore sono entrati come clienti: «Ho chiesto al mio amico di darmi 100 euro e lui me li ha dati senza chiedermi niente: non ha capito cosa stava succedendo e io non potevo dire niente». Il viaggio verso Pescara è ripreso: «Durante il tragitto, lui era aggressivo e mi minacciava: mi diceva che mi avrebbe sparato e che, se questa volta non mi uccideva, l’avrebbe fatto un’altra volta. Diceva che doveva andare a Pescara perché un nipote aveva bisogno di lui ma diceva tante cose incomprensibili».

L’assessore non ha avuto scelta: con la pistola fissa sulla gamba – non si sa se l’arma fosse vera o giocattolo – è arrivato fino a via Lago di Capestrano e via San Luigi Orione, le strade che tagliano in due Rancitelli: «Quando siamo arrivati vicino all’ex Gtm, è sceso e se n’è andato lanciando ancora minacce».

Quando la portiera si è chiusa, Santavenere è ripartito per lasciarsi ogni rischio alle spalle: «Ho telefonato subito al sindaco Sirena Rapattoni per raccontarle cosa era appena successo. Poi, ho chiamato a casa per avvisare che avrei fatto un po’ tardi. Ero sconvolto per l’accaduto e sono tornato a casa. Poi, ne ho parlato con i miei familiari e mio genero ha avvisato i carabinieri. Io sono andato in caserma la mattina seguente per presentare la denuncia. Sarebbe potuto accadere a chiunque e non è giusto».

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