MAGGIORANZA IN CRISI

Politica e sgambetti, Montesilvano da record: 11 anni di dimissioni

Dopo l’addio dell’assessore Cilli, Maragno è in minoranza. I sei consiglieri ribelli pronti a passare all’opposizione

MONTESILVANO. In principio furono Cantagallo, i suoi assessori e tutti i consiglieri comunali: un addio di massa. E poi via via tutti gli altri: dal 2006 a oggi, tutti i sindaci di Montesilvano, si sono dimessi almeno una volta. L’unico che non l’ha fatto, Di Mattia, è stato travolto dalle dimissioni di 14 consiglieri. Montesilvano città delle dimissioni. Benvenuti nel consiglio comunale più traballante d’Abruzzo. Dove la maggioranza può ritrovarsi in minoranza e la minoranza avere in mano i numeri per mandare a casa l’amministrazione. Adesso è il sindaco Francesco Maragno, finito nel mirino di 6 consiglieri “ribelli”, a ritrovarsi sotto. E anche contando due ex del centrosinistra pronti a dargli sostegno, per Maragno i conti non tornano lo stesso. E Montesilvano rischia di finire ancora una volta al voto anticipato. Per ora è soltanto un’ipotesi ma già che se ne parli ad appena due anni e mezzo di mandato non è proprio normale.

Adesso, a dettare legge sono i 6 dissidenti del gruppo #Montesilvano2019, un nome che guarda già avanti alla data delle prossime elezioni. E il gruppo è il più numeroso in consiglio: ne fanno parte Anthony Aliano, Manola Musa, Alessandro Pompei, Lorenzo Silli, Claudio Daventura e Stefano Di Blasio. Sei consiglieri che possono contare sull’assessore Paolo Cilli, protagonista delle ultime dimissioni eccellenti. Ad andare “bene” per il sindaco, con i ribelli verso l’opposizione, in aula finirebbe 12 a 13 per la minoranza; ad andare “male”, Maragno potrebbe ritrovarsi battuto addirittura 10-15.

Il giorno dopo l’addio di Cilli alla giunta – «dimissioni non volontarie» richieste dal gruppo consiliare «per rilanciare il progetto amministrativo», recita la lettera – Maragno resta in silenzio e aspetta. Nessuna presa di posizione ufficiale. Anche se Cilli e i suoi attendevano una contromossa del sindaco. Per ora, Maragno potrebbe fare finta di niente e andare avanti con i suoi 5 assessori: Ottavio De Martinis, Deborah Comardi, Valter Cozzi, Ernesto De Vincentiis e Maria Rosaria Parlione. Però, sulla giunta di Montesilvano continua a pendere una sentenza del Tar: in giunta manca sempre una donna per il rispetto della quota rosa imposta dalla legge. Ma dopo la decisione del Tar che lo obbliga a introdurre un’altra donna in giunta, Maragno non ha fatto nomine.

Di certo, Montesilvano è la città del record delle dimissioni: una costante da 11 anni a questa parte. Nel 2006, dopo la bufera giudiziaria dell’inchiesta Ciclone, l’amministrazione di centrosinistra fu costretta alle dimissioni, a partire dal sindaco Enzo Cantagallo – arrestato il 15 novembre 2006 e 10 anni dopo uscito indenne tra tante assoluzioni e pochi reati prescritti – e poi si accodarono tutti gli assessori e i consiglieri. Il giorno dell’addio in massa dal Comune fu il 18 novembre 2006 quando tutti firmarono i decreti di dimissioni davanti all’allora segretario generale.

Poi, una sequenza di dimissioni tra spettri giudiziari e dispetti politici. Il 29 settembre 2010, con i primi due arresti già scattati nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti, anche l’allora sindaco Pasquale Cordoma si è ritrovato nel mirino di un gruppo di oppositori e si è dimesso: una manovra politica ma con dietro la paura dell’indagine sull’Ecoemme, la municipalizzata dell’immondizia, salvo poi ripensarci dopo i canonici 20 giorni. Il successore di Cordoma, Attilio Di Mattia, una domenica mattina si è svegliato sfiduciato: 14 consiglieri comunali, il 16 febbraio 2014, dopo la colazione a base di sfogliatelle sono saliti nello studio di un notaio in piazza Salotto a Pescara e hanno firmato le dimissioni per far cadere l’amministrazione. Il 2014 è stato un anno nero: 100 giorni dopo le elezioni, anche Maragno si è giocato la carta dell’addio. «Sono sempre stato un uomo libero e resterò libero con o senza la fascia tricolore», ha detto il 30 settembre nel corso della seduta del Consiglio comunale dedicata alla discussione del bilancio per richiamare all’ordine uomini e donne di Forza Italia. A dimissioni ritirate, però, la scissione nel partito è andata avanti lo stesso e, ora, per il sindaco, c’è il pericolo di ritrovarsi senza maggioranza.

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