Politici e associazioni di categoria appoggiano il sì a Nuova Pescara

Anche i presidenti di Confindustria e Camera di Commercio al battesimo del comitato referendario Per il centrodestra ci sono sia Forza Italia sia Ncd. Il Partito Democratico diserta l’appuntamento

PESCARA. Si parla di Calvino, di “Città invisibili” oppure di Mario Pomilioche vedeva Pescara come una realtà metropolitana dalla «perpettua fuga in avanti». Si parla del presente e delle prospettive di un immediato futuro. «L’importante che si parli», argomenta il consigliere regionale Carlo Costantini al taglio del nastro della sede del comitato pro-referendum sulla Pescara Nuova, il progetto di unione di tre grandi Comuni (Pescara, Montesilvano e Spoltore) in un’unica grande realtà amministrativa.

È lui, esponente ex Idv, ad aver lanciato la proposta, saltando a piè pari la tornata elettorale «per dare maggiore credibilità a questa istanza», come lui stesso spiega. In realtà, tra la platea riunita nella sede in via Carducci, all’angolo con via Parini, un po’ di gente che dovrà vedersela direttamente con gli elettori si intravede. A partire da Guerino Testa, presidente della Provincia e candidato a sindaco di Pescara del Nuovo centrodestra. Nella stessa fila Nazario Pagano e Riccardo Chiavaroli, ambedue esponenti di Forza Italia in lizza per le prossime Regionali. In sala c’è anche Cesare D’Alessandro, attuale consigliere Idv. Non si vede nessuno che schieri la casacca del Partito democratico. La persona più vicina ai Renzi Boys è forse Enrico Marramiero.

Ma la sua presenza e il suo entusiasmo sono decisamente più significativi, in qualità di imprenditore e presidente provinciale di Confindustria. «Ho apprezzato e sostenuto sin da subito questo referendum», spiega. «Un’iniziativa che va incontro alle esigenze dell’area metropolitana , anche in chiave di visibilità e di infrastrutture. Si pensi ad esempio alle ferrovie, allo scalo aeroportuario: potendo contare su un Comune più grande, acquisteremo forza contrattuale». Per Marramiero «c’è bisogno di un piano regolatore unico che preveda uno sviluppo urbano armonico. Esempi recenti in tal senso, sono dettati dalla collaborazione tra Pescara e San Giovanni Teatino per lo sviluppo di un parco urbano. Ma questo modo di fare», incalza Marramiero, «è al momento limitato all’iniziativa di singoli amministratori. Qui ci vuole una svolta ben più sistematica». Secondo i promotori – il presidente della Camera di Commercio Daniele Becci fra questi – con la fusione dei tre Comuni si possono tagliare oltre 100 poltrone di politici e burocrati e mettere fuori gioco una parte consistente di quelli che sino ad oggi, anche solo per giustificare la propria esistenza (e i propri emolumenti), hanno reso “medioevale” il livello di funzionamento della pubblica amministrazione, mettendosi di traverso ad ogni possibile e significativa iniziativa di sviluppo economico del territorio. «Pescara deve ripartire», spiega Becci. «per contrastare la crisi dobbiamo portare avanti delle scelte importanti».

L’inaugurazione, moderata dalla vicepresidente del comitato, Chiara D’Onofrio, è anche l’occasione per parlare dell’obiettivo sociale e urbanistico del progetto che è quello «di far nascere una grande metropoli del medio Adriatico e creare le condizioni per rendere il sistema territoriale capace di attrarre gli investimenti pubblici e privati che da tempo hanno abbandonato Pescara, a vantaggio di Bari e di Ancona». Tutto è ben spiegato nel sito del comitato www.pescaramontesilvanospoltore.it. Su questo spazio si trovano anche le ragioni del “no”. «Lo facciamo», argomenta Costantini, «perché è giusto che su questo referendum si sviluppi un dibattito sui pro e contro». Appuntamento alle urne domenica 25 maggio.

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