Popoli, rinviata a giudizio falsa cieca che incassava l'indennità speciale

La Guardia di Finanza accusa una 67enne che in dodici anni ha trattenuto illegittimamente 165mila euro

POPOLI. Una donna residente a Popoli di 67 anni, D. B. D., è stata rinviata a giudizio per aver trattenuto illegittimamente il trattamento pensionistico e l'indennità speciale (reato di cui all'articolo 316 ter del codice penale) per la complessiva somma di 165mila euro, riguardante l'arco temporale di circa dodici anni, periodo che va dal 2004 a tutto il 2016.
Il provvedimento giudiziario scaturisce da una denuncia dei militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Popoli, al termine di una vasta operazione allargata sul territorio, condotta per lungo tempo e mirata a stretti controlli di persone affette da invalidità per le quali percepivano pensione e indennità di accompagnamento.
La donna risultava affetta da una disabilità visiva e da altre invalidità tali da impedire lo svolgimento delle comuni attività di vita quotidiana, e dunque bisognosa di accompagnamento permanente, per il quale percepiva la relativa indennità, e una invalidità civile dovuta alle condizioni visive, in quanto riconosciuta "cieco assoluto". Una condizione che le ha consentito di ricevere le relative indennità di assistenza.
Ma l'attività di indagine delegata al nucleo della Guardia di Finanza popolese dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Pescara, eseguita con una costante opera di osservazione, lunghi pedinamenti e appostamenti documentati anche con riprese video, ha consentito ai militari di rilevare che la presunta «invalida girava liberamente, e in maniera agevole, senza mai dover utilizzare il bastone e avendo inoltre una assoluta autonomia personale nello svolgere qualsiasi movimento senza timore di incorrere in ostacoli, percependo insomma in maniera limpida e sicura la direzione da prendere».
Verificate le reali condizioni della donna, che si muoveva agilmente nel centro abitato, oltre tutto osservata anche durante la sua partecipazione a manifestazioni ludiche e ricreative organizzate in città, non dimostrando nessun tipo di difficoltà attinente alle sue dichiarate disabilità, le indagini si sono concluse con la denuncia e poi con l’avvio del procedimento giudiziario sfociato nel rinvio a giudizio.
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