Porto Pescara, tracce di Ddt. L’Arta: impossibile sversare in mare fanghi dragaggio

L’Agenzia regionale per la tutela ambientale conferma anche la presenza di rifiuti speciali non pericolosi: “Tutto ciò che verrà estratto è rifiuto speciale non pericoloso e quindi non potrà essere sversato in mare”

PESCARA. Le analisi condotte dall’Agenzia regionale per la tutela ambientale (Arta) sui sedimenti del porto di Pescara, in vista delle operazioni di dragaggio, confermano la presenza di rifiuti speciali non pericolosi, quali ad esempio mercurio, idrocarburi pesanti e idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). In alcuni punti, diversi da quelli che lo scorso anno portarono al blocco del dragaggio nell’ambito di un’inchiesta della Procura dell’ Aquila, è stata accertata anche una minima presenza di Ddt. I risultati delle analisi, andate avanti per un anno a partire dall’ottobre del 2011 coinvolgendo tre distretti dell’ Arta, sono stati presentati stamani dal direttore regionale dell’Agenzia, Mario Amicone, e dal direttore tecnico, Giovanni Damiani, che hanno parlato di un «lavoro imponente, con 131 campioni ed oltre 13mila determinazioni analitiche».

Il direttore tecnico, soffermandosi sulla presenza del Ddt in quattro punti della darsena, ha parlato di «tracce minime, compatibili con il riuso diretto dei fanghi in ambito industriale. Il rapporto finale sottoscritto da noi, dall’Ispra e dall’Indam, infatti, parla di concentrazioni estremamente basse, vale a dire milionesimi di grammo per chilo di materiale. Se questi materiali non possono essere sversati in mare, non è per una legge specifica, ma solo in base alle indicazioni contenute nel Manuale per la movimentazione dei sedimenti marini». Sottolineando che «tutto ciò che verrà estratto è rifiuto speciale non pericoloso e quindi non potrà essere sversato in mare», Damiani ha sottolineato che «questa vicenda conferma come in Italia e anche in Europa ci sia una grande incertezza sulla determinazione di Ddt» e che «proprio da Pescara partirà un percorso per arrivare ad una procedura definita di analisi del Ddt».

In base all’esito degli accertamenti, il materiale dragato nella cosiddetta ’canalettà e nel bacino di evoluzione dovrà essere «allontanato e trattato come rifiuto», mentre nella darsena la situazione è piuttosto diversificata, con zone caratterizzate da un discreto livello di pulizia ed altre più sporche, «a seconda del rapporto che hanno avuto con il fiume». In ogni caso, la ditta che si occuperà delle operazioni di dragaggio, in base a quanto previsto dal bando, contestualmente ai lavori effettuerà nell’area della darsena «nuove e più spinte caratterizzazioni» per valutare di volta in volta la destinazione dei materiali. «Per quanto riguarda le componenti sabbiose - ha spiegato Damiani - si stima che almeno il 15 per cento del materiale possa essere recuperato».

Intanto il direttore generale dell’Agenzia regionale per la tutela ambientale (Arta) ha annunciato che verrà nominata una commissione d’indagine per verificare l’operato dell’Agenzia in relazione all’attività svolta sul porto di Pescara e per avere «un giudizio qualificato, terzo e indipendente sull’intera vicenda». Il direttore ha inoltre detto di aver incaricato un legale «per valutare se ci siano gli estremi per difendere l’immagine dell’Agenzia». La commissione d’indagine sarà esterna ed avrà l’obiettivo di rendere pubblico l’operato dell’Arta, «ultimamente al centro dell’attenzione e anche di alcune polemiche». Per quanto riguarda le possibili azioni legali, il direttore dell’Agenzia ha sottolineato che «essere sorvegliati da chi pensa che noi siamo quelli che inquinano non ci va bene». «L’Arta è un ente pubblico al servizio di altri enti territoriali - ha evidenziato -. I dati da noi elaborati sono di proprietà di chi li commissiona ed è chi li commissiona a decidere se pubblicarli. Quelle su presunte omissioni delle informazioni sono solo speculazioni».

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