Porto, pescatori in mare dal 16 marzo

Martedì prossimo la consegna dei lavori alla ditta Sidra: prima l’analisi dei sedimenti, poi via al dragaggio vero e proprio

PESCARA. Il conto alla rovescia prende il via martedì 15 e la prima data da cerchiare in rosso sul calendario è il 16 marzo, giorno in cui è attesa la riapertura del porto insabbiato. La tabella di marcia ufficiale delle operazioni di dragaggio, snocciolata dal sottosegretario alle Infrastrutture Guido Improta, fissa il limite di sessanta giorni dalla consegna dei lavori per permettere alle imbarcazioni di riprendere il largo per la pesca. Mentre i tempi complessivi, previsti dal bando di concorso per completare lo scavo di 200 mila metri cubi di sedimenti, ammontano a 85 giorni. «Entro l’8 aprile», annuncia Improta durante l’incontro di ieri pomeriggio in Prefettura di fronte ai rappresentanti di politica, istituzioni e tessuto produttivo cittadino, «Pescara riavrà il suo porto e potremo dare inizio al rilancio socio-economico».

I lavori costeranno alla ditta appaltatrice Sidra (Società italiana dragaggi) 10 milioni e 360 mila euro più altri 200 mila euro per gli oneri di sicurezza. Novità ingegnosa rispetto al passato è l’arrivo posticipato della draga in porto. «Bisognerà attendere dai 10 ai 15 giorni», spiega il sottosegretario, «in questo lasso di tempo saranno effettuate nuove analisi e caratterizzazioni, ricorrendo a tecniche digitali di geolocalizzazione. In questo modo, saranno prelevati materiali quanto più funzionali al riutilizzo. La sabbia verrà immessa all’interno di vasche impermeabili lungo la banchina e da qui trasferita a seconda della destinazione d’uso, per il ripascimento del litorale oppure per l’industria edilizia».

Sorrisi, applausi e strette di mano hanno accompagnato l’incontro pescarese di Improta, accolto al tavolo dei relatori dal prefetto Vincenzo D’Antuono, dal provveditore Donato Carlea e dal presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. Prime file occupate dai parlamentari e consiglieri che nei mesi scorsi si sono battuti per ottenere l’ok dal Governo alla risoluzione di un dramma che ha tenuto a lungo con il fiato sospeso marinai e operatori (Legnini, Toto, Tancredi e Chiavaroli). Presenti anche il sindaco Luigi Albore Mascia, il presidenti della Provincia Guerino Testa e della Camera di commercio Daniele Becci, il comandante della Direzione marittima Luciano Pozzolano, assessori e consiglieri. «Il nostro impegno non si conclude oggi», dice Chiodi, «anche se da Roma non sono arrivati ulteriori fondi, auspico un intervento strutturale del porto, per evitare in futuro l’insorgere di una nuova emergenza». Come ribadisce Improta, sono state individuate tre fasi d’intervento: «Per prima cosa», sottolinea il sottosegretario, «bisognerà mitigare il rischio idraulico del fiume, in modo da migliorare la navigazione del porto canale; poi si dovrà intervenire sulla darsena commerciale e, infine, occuparsi delle attività connesse all’adozione del piano regolatore portuale». Il compiacimento generale per un traguardo che pare finalmente concretizzarsi si scontra, tuttavia, con una serie di perplessità sollevate a mezza bocca da chi ha vissuto sulla propria pelle il blocco totale dello scalo. Pescatori, armatori e operatori marittimi non nascondono il dissapore covato da oltre 330 giorni di chiusura. «Per riprendere le operazioni commerciali», prende la parola Bruno Santori, «c’è bisogno che la darsena e il bacino di evoluzione siano dragati almeno per 6 metri. Altrimenti questo intervento risulta nullo». A chiedere «la manutenzione del porto e la bonifica del fiume» è anche il pescatore Mimmo Grosso, che s’interroga sulla cassa integrazione: «Sono otto mesi che aspettiamo queste somme, ma ci sono arrivati soltanto duemila euro».

Ylenia Gifuni

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