Poste, i sindacati contro i tagli alla sede di via Volta

PESCARA. I sindacati si preparano allo scontro per bloccare il piano di declassamento del Centro di meccanizzazione postale di via Volta. Un progetto, che secondo Rifondazione comunista e le...

PESCARA. I sindacati si preparano allo scontro per bloccare il piano di declassamento del Centro di meccanizzazione postale di via Volta. Un progetto, che secondo Rifondazione comunista e le organizzazioni dei lavoratori, porterebbe alla dichiarazione di 153 esuberi su un totale di 234 dipendenti. «Esprimiamo la nostra ferma contrarierà al progetto di razionalizzazione e declassamento del Centro di meccanizzazione postale (Cmp) di Pescara», ha detto in una nota il segretario regionale di Slc Cgil Sergio Di Marcantonio, «tanto più che non sono chiari e precisi i criteri e i dati utilizzati nella definizione del progetto. Il piano di ristrutturazione prevede 153 esuberi». Questo perché le lavorazioni, gestite dal centro pescarese, dovrebbero essere divise tra Campania, Marche e Roma.

A detta del sindacalista, «il Centro di meccanizzazione di Pescara è un’eccellenza non soltanto nel territorio». «Inoltre», ha fatto presente, «solo qualche anno fa è stato oggetto di un ingente investimento per la sua innovazione e implementazione. Per questo, consideriamo assurda la decisione di Poste italiane di smantellare il Cmp, quando invece siamo convinti che questo debba essere valorizzato».

Per difendere la struttura e i posti di lavoro, i sindacati sono pronti a mettere in atto le azioni di protesta. Lo ha detto a chiare lettere Di Marcantonio. «Come organizzazione sindacale», ha avvertito il segretario provinciale di Slc Cgil, «sosterremo con convinzione ogni azione di protesta unitamente ai lavoratori e ci adopereremo nei confronti delle istituzioni locali, a livello comunale, provinciale e regionale e del Parlamento affinché siano tutelate le professionalità del Cmp e difesi i 153 posti di lavoro che rischiano oggi di scomparire».

«Questo annunciato declassamento», ha osservato Di Marcantonio, «si va ad aggiungere ad un piano complessivo di dismissione di servizi offerti al cittadino che non possiamo accettare». «La decisione di Poste italiane», ha concluso, «denota una gravissima irresponsabilità da parte di un’azienda, da anni con bilanci in attivo ed enormi prospettive di sviluppo, dalla quale è doveroso aspettarsi un maggiore impegno nel mantenimento del livello occupazionale, nella valorizzazione delle risorse umane e dei servizi».(a.ben.)

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