«Processo Del Turco ad Avezzano»

La difesa riapre la questione della competenza. Slitta il sequestro dei beni

PESCARA. «Decidere sul sequestro dei beni senza prima affrontare in modo compiuto la competenza territoriale è una sorprendente innovazione giurisprudenziale». Giandomenico Caiazza, romano, avvocato dell'ex presidente della giunta regionale Ottaviano Del Turco e presidente della Camera penale di Roma, ha abbandonato irato l'aula 6 del tribunale di Pescara intorno alle 17: «La procura di Pescara è palesamente incompetente per questo processo perché le ipotesi di reato, per stessa ammissione di Vincenzo Maria Angelini, sono avvenute a Collelongo e fanno sì che le competenze siano del tribunale di Avezzano. Eppure, la questione della territorialità pare non essere una priorità di questa procura. E io non ricordo un solo precedente in questo senso».

Ieri mattina, a partire dalle 9, si è consumata quella che avrebbe dovuto essere l'ultima udienza preliminare di Sanitopoli prima della pausa estiva: l'udienza per decidere se mettere sotto chiave il «tesoro» di alcuni nomi eccellenti degli imputati nel processo della sanità come Angelini, Giovanni Pace, Luigi Conga e Lamberto Quarta.

Ma la discussione, intorno a mezzogiorno, si è impantanata sulla questione della «competenza territoriale» sollevata dal legale di Del Turco rinviando così a domani, alle 15, l'ultima udienza prima dell'estate.

DEL TURCO IN AULA Partito di buonora da Collelongo - alle 6 di mattina - l'ex governatore Del Turco, che mancava in tribunale dal 12 maggio, è arrivato a Pescara accompagnato dal figlio Guido. Completo gessato, un filo di barba, Del Turco è entrato in aula in sordina lasciandola quando ormai mancavano dieci minuti all'una. «Vado via, sto andando a fare il quinto trasloco della mia vita», ha detto camminando. «Ma è stata una bellissima discussione». Il suo legale, l'autore della discussione, ha annuito e aggiunto: «Ringrazio il presidente per il messaggio di affetto».

PROCESSO. DOVE? L'inchiesta di Sanitopoli, la bufera giudiziaria che ha cancellato la giunta regionale di centrosinistra portando alla luce un presunto sistema ramificato di tangenti nella sanità privata, è partita e si è sviluppata con il pool formato dal procuratore capo di Pescara Nicola Trifuoggi con i pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio. La sede processuale, per il legale di Del Turco, dovrebbe essere invece un'altra: Avezzano perché la prima parte delle presunte dazioni sarebbe avvenuta a Collelongo e L'Aquila perché, sempre per il legale, «l'associazione per delinquere della giunta Del Turco sarebbe avvenuta nella sede legale della giunta, ovvero L'Aquila». Il trasferimento del processo non è un argomento nuovo ma, ieri, è stato sollevato con forza da Caiazza proprio perché la richiesta di misure di sequestro «ci ha consentito di porre formalmente la questione che è una priorità che il gup Zaccagnini deve risolvere. Insomma, processo ovunque ma non a Pescara», ha proseguito Caiazza enfatizzando anche la sua convinzione.

La procura, nel corso del pomeriggio, avrebbe dedicato solo una scarna replica, rispondendo che la richiesta dei sequestri non presuppone la competenza territoriale.

RITI ABBREVIATI A inizio udienza, intanto, i legali dell'ex presidente della Regione Giovanni Pace, dell'ex vice presidente della Fira Vincenzo Trozzi, dell'avvocato romano Pietro Anello e di Pierluigi Cosenza hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato, cioè allo stato degli atti. Pace e Trozzi, difesi dall'avvocato Massimo Cirulli, sono accusati, in concorso, di associazione per delinquere, concussione e tentata concussione: secondo la procura si sarebbero fatti consegnare da Angelini (che li avrebbe dati materialmente a Trozzi nel 2005) 100 mila euro e lo avrebbero indotto a consegnare una somma ulteriore di 100 mila euro senza però riuscirci.

SIGILLI AL TESORO Appartamenti, terreni, negozi, posti auto, orologi di marca, quadri d'autore: è questo parte del tesoro degli imputati nello scandalo della sanità di cui la Regione e le Asl hanno chiesto il sequestro.

L'istanza del sequestro era stata presentate il 28 giugno per i beni di Del Turco, Sabatino Aracu, Angelini, Pace, Conga, Anello, Gianluca Zelli, Quarta, Camillo Cesarone, Trozzi, Giordano Cerigioni, Angelo Bucciarelli e Pierluigi Cosenza: 13 imputati finiti nel mirino delle parti civili perché «dagli atti del procedimento emergono elementi di responsabilità abbondantemente idonei a confermare la fondatezza dell'accusa». Un elenco che, per Del Turco, include due beni: una casa a Roma di sette vani e un'altra a Tresnuraghes (Oristano) ambedue intestate alla compagna dell'ex presidente, Maria Christine D'Avanzo.

Il gup deciderà domani sull'istanza di sequestro conservativo ma intanto l'avvocato Caiazza ha precisato: «Sono beni acquistati in tempi non sospetti, tutti precedenti ai fatti, dalla signora D'Avanzo con il contributo economico del presidente e attraverso movimenti bancari tutti rintracciabili. La famosa villa in Sardegna? Viene addirittura chiamata il "capanno" perché è un capanno di 35 metri quadri vicino Oristano».

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