Processo Sanità, la richiesta dei pm “Dodici anni a Ottaviano Del Turco”

Dodici anni all'ex governatore, 11 a Conga, 9 ad Aracu e 3 ad Angelini. Sono le richieste dei pm di Pescara Di Florio e Bellelli al termine della requisitoria sullo scandalo della sanità abruzzese

PESCARA. Dodici anni di carcere per l’ex governatore della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco. È la richiesta dei pm di  Pescara, Giampiero Di Florio, e Giuseppe Bellelli, al termine della requisitoria nel processo per lo scandalo della sanità privata abruzzese. Del Turco è imputato per presunte tangenti, concussione, associazione per delinquere, falso, abuso e truffa. "Non saprei nemmeno cosa rispondere, di fronte a questa enormità:12 anni di carcere!!! Un saluto a tutti coloro che hanno creduto e continuano a credere alla mia estraneità da questa storiaccia", è il commento dell'ex governatore su Facebook.

Le altre richieste: 3 anni per Angelini. Oltre che per l'ex governatore abruzzese, la procura ha chiesto 11 anni di reclusione per l’ex manager della Asl di Chieti, Luigi Conga, 10 anni per Camillo Cesarone, ex sindacalista Cgil del gruppo Villa Pini, nonchè capogruppo Pd in Consiglio regionale durante la Giunta Del Turco, e 9 anni a Lamberto Quarta, all’epoca dei fatti segretario della presidenza del Consiglio regionale. Per l’ex deputato del Pdl Sabatino Aracu, la richiesta è stata di 9 anni, mentre per l’allora ex presidente della quinta Commissione Sanità, Antonio Boschetti, i Pm hanno chiesto 7 anni e 6 anni per l’ex assessore alla Sanità, Bernardo Mazzocca. Chiesti 3 anni per il "grande accusatore" di Del Turco, l’ex patron della casa di cura privata Villa Pini, Vincenzo Angelini.

Dalle confessioni su Villa Pini al processo. Ad accusare Del Turco è stato infatti proprio l’ex titolare della clinica privata Villa Pini di Chieti,  imputato e allo stesso tempo parte offesa nel processo. Nel 2008 in sette interrogatori fiume affermò ai magistrati di aver pagato tangenti per un totale di circa 15 milioni di euro ad alcuni amministratori regionali in cambio di favori. Nello specifico Del Turco è accusato di aver intascato mazzette per cinque milioni e 800mila euro. Per questa vicenda fu arrestato il 14 luglio 2008 insieme ad altre nove persone, tra le quali assessori e consiglieri regionali. L’ex presidente finì in carcere a Sulmona per 28 giorni e trascorse altri due mesi agli arresti domiciliari. A seguito dell’arresto, Del Turco il 17 luglio 2008 si dimise dalla carica di presidente della Regione e con una lettera indirizzata all’allora segretario nazionale Walter Veltroni si auto-sospese dal Pd, di cui era uno dei 45 saggi fondatori nonchè membro della Direzione nazionale. Le dimissioni comportarono lo scioglimento del Consiglio regionale e il ritorno anticipato alle urne per i cittadini abruzzesi.

I pm: "Ecco le prove delle tangenti". Le richieste sono arrivate al termine della requisitoria dei pm che è ripresa questa mattina con l'elenco, accompagnato dalle immagini, delle presunte tangenti che Vincenzo Angelini avrebbe consegnato all'ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco, all'ex segretario di presidenza Lamberto Quarta e all'ex capogruppo del Pd Camillo Cesarone. Alcuni capi di imputazione in cui è contestata la concussione sono stati definiti come "la primavera delle tangenti", mentre la presunta mazzetta ricevuta da Quarta al bar pasticceria Veronese è stata definita come un "caffè condito con mazzetta da 100 mila euro". I pm sono poi arrivati alla presunta tangente da 200 mila euro che sarebbe state consegnata a Del Turco a Collelongo. "È Angelini quello che nella foto entra in casa di Del Turco", ha detto Di Florio, e "le mele ricevute in cambio non sono state comprare da Angelini a Trasacco ma è stato l'ex presidente a dargliele". Secondo la procura Angelini sarebbe stato a Collelongo tra le 16.46 e le 18.01 e i pm hanno aggiunto che per questo episodio la difesa di Del Turco "non è mai riuscita a dare una prova logica alternativa".

La difesa: richieste incommentabili. Non ha atteso la lettura delle richieste il legale di Del Turco, Giandomenico Caiazza, ripartito subito per Roma. Ma raggiunto al telefono ha avuto un attimo di esitazione quando gli è stata data la notizia della richiesta di 12 anni per il suo assistito. «È una richiesta incommentabile. Incommentabili - ha mormorato - sia la requisitoria sia la richiesta. Non faccio nessun commento che non vuol dire che ’non ho parolè, perchè quello che ho da dire lo dirò nella mia arringa del 10 luglio prossimo». La decisione del tribunale collegiale di Pescara è attesa per il prossimo 18 luglio.

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