Prove di dimissioni per far cadere Mascia

Consiglieri di centrosinistra e Udc riuniti allo studio del notaio D’Ambrosio Ma non si è raggiunto il numero minimo di firme, oggi nuovo tentativo

PESCARA. Ieri pomeriggio, i consiglieri comunali di centrosinistra e quelli dell’Udc, ormai usciti dalla maggioranza e passati a tutti gli effetti all’opposizione, hanno presentato le dimissioni in blocco davanti al notaio per far decadere Mascia un mese prima della scadenza naturale del suo mandato. Un fatto simile è accaduto circa un mese fa a Montesilvano. Lì, però, è stato il centrodestra a far cadere la giunta Di Mattia. Ma a Pescara, almeno per ora, non è stato raggiunto il limite minimo di firme per poter mandare a casa in anticipo il sindaco. Quelli assenti ieri e gli incerti dovrebbero firmare oggi, proprio nel giorno in cui il responsabile dell’organizzazione elettorale nazionale di Forza Italia Altero Matteoli e il presidente del Nuovo centrodestra Renato Schifani si incontreranno a Roma per trovare finalmente un accordo sul candidato sindaco a Pescara. Il centrosinistra vuole dimostrare che Mascia non ha più maggioranza.

La congiura dell’opposizione e il tradimento dell’Udc, che almeno in giunta fa ancora parte della maggioranza, sono stati messi in atto nel tardo pomeriggio di ieri, dopo due mesi di tentativi andati a vuoto. Solo nei giorni scorsi, del resto, è stato raggiunto il numero di 21 firme sul documento che suggella il patto per far cadere Mascia. I consiglieri si sono incontrati in piazza Troilo, a pochi passi dall’università D’Annunzio, per poter poi andare tutti insieme nello studio del notaio Massimo D’Ambrosio per ufficializzare le loro dimissioni in modo da far decadere il consiglio e, di conseguenza, l’amministrazione comunale. Ma all’appuntamento non si sono presentati tutti. Mancava il capogruppo di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, che in una nota congiunta con il consigliere indipendente Fausto Di Nisio (lui però era presente dal notaio) ha fatto sapere all’organizzatore principale di questa iniziativa, il vice capogruppo del Pd Enzo Del Vecchio, di voler rinviare la firma. «Riteniamo che oggi non si possa procedere alla raccolta delle firme davanti al notaio», hanno scritto in una nota inviata a Del Vecchio, «in quanto non è stato ancora raggiunto l’obiettivo per noi da considerarsi fondamentale dell’approvazione della variante di salvaguardia degli edifici storici-architettonici di pregio della città». «Inoltre», prosegue la nota di Acerbo e Di Nisio, «ci sembra che un passo così importante come lo scioglimento anticipato del consiglio comunale, peraltro anticipato di soli 20 giorni utili sulla scadenza naturale, debba avvenire in maniera pubblica partecipata, ragionata evitando atteggiamenti e comportamenti carbonari che servirebbero solo a presentarla come dispetto o rappresaglia tra opposte fazioni». Dubbi e perplessità sono emersi anche in altri consiglieri. Ad esempio Daniela Arcieri Mastromattei, ex Fli e ora Lista Teodoro, giunta dal notaio solo in un secondo momento, ha deciso di non firmare. Alcuni consiglieri, prima di porre la loro firma sul documento, hanno richiesto espresse garanzie al notaio, preoccupati che la decadenza anticipata del sindaco possa far rimandare di un anno le elezioni. Ma D’Ambrosio ha assicurato che questo rischio non esiste. Si voterà comunque il 25 maggio. Così hanno presentato le dimissioni in 17, contro i 21 (cioè la maggioranza del consiglio) necessari per far decadere Mascia. Anche Pignoli non ha firmato, perché ha lasciato in anticipo la riunione dal notaio per correre a casa per motivi familiari. Nello studio erano presenti, comunque, Vincenzo Di Noi, Vincenzo Dogali, Licio Di Biase (Udc); Renato Ranieri, Giuseppe Bruno (Liberali per Pescara); Marco Alessandrini, Alberto Balducci, Moreno Di Pietrantonio, Enzo Del Vecchio, Antonio Blasioli, Florio Corneli, Giuliano Diodati, Paola Marchegiani, Gianluca Fusilli, Camillo D’Angelo (Pd); Giovanni Di Iacovo (Sel); Daniela Arcieri, Massimiliano Pignoli (Lista Teodoro); Fausto Di Nisio (indipendente); Adelchi Sulpizio (Cd). In tanti si sono chiesti il perché di questa decisione improvvisa per far decadere Mascia, quando manca solo un mese alla scadenza naturale del suo mandato. C’è addirittura chi è arrivato a pensare che l’iniziativa possa essere una ripicca per ciò che ha combinato il centrodestra a Montesilvano. Ma c’è anche chi pensa che un’azione del genere possa favorire, seppur indirettamente, il presidente della Provincia Guerino Testa nel confronto-scontro con Mascia per la candidatura a sindaco di Pescara. Del Vecchio, ha giustificato così l’iniziativa. «Bisogna evitare che per altri tre mesi questa giunta resti in carica», ha affermato, «il Comune deve fare i conti con un dissesto finanziario pauroso. Andare avanti è impossibile, anche un giorno in più». «Non siamo stati ascoltati sui lavori in corso Vittorio, sulla duna per la riviera sud, sulla politica economica», ha aggiunto Dogali, «non possiamo consentire a questa amministrazione di andare avanti».

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