Province accorpate in Abruzzo, Teramo si ribella Catarra e Brucchi: "È un’idea senza senso"

Del Corvo (L’Aquila) approva: avrà un effetto di risparmio sul bilancio e per i cittadini l’impatto sarà minimo perché molti servizi resteranno

TERAMO. «Non ha senso». I rappresentanti delle principali istituzioni teramane bocciano senza mezzi termini l'accorpamento della provincia a quella dell'Aquila. Per il sindaco Maurizio Brucchi e il presidente dell'amministrazione provinciale Valter Catarra la soluzione adottata dal governo tiene conto solo di criteri numerici ma ignora del tutto le diversità culturali, sociali e territoriali di due realtà che, fino a quando non è stato aperto il traforo del Gran Sasso, erano anche fisicamente divise.

«Abbiamo sopportato tanto nell'interesse del Paese», attacca il primo cittadino teramano, «ma da parte del governo c'è solo la volontà di colpire il territorio e non di ottenere veri risparmi». Brucchi denuncia l'assenza di una quantificazione delle minori spese connesse all'accorpamento tra le due province e spara bordate all'esecutivo guidato da Mario Monti: «I tecnici tornino a fare il loro mestiere, è davvero il momento che sindaci e presidenti delle province indossino le fasce e vadano a Roma: i tagli come sempre iniziano dal basso e non arrivano mai alla testa, ai ministeri e ai livelli più alti». Secondo Brucchi, il piano di accorpamento va sospeso e ripensato. «Teramo deve conservare la dignità di capoluogo», scandisce, «non per mero campanilismo ma per il ruolo che ricopre sul territorio». Il sindaco lancia anche una provocazione: «A questo punto aboliamo tutte le province, lasciamo solo il governo centrale e i comuni, a cui attribuire più poteri e le risorse necessarie».

Per Catarra l'accorpamento di Teramo all'Aquila è un'ipotesi «fuori dal mondo». Il presidente della Provincia giudica «ridicoli» i criteri adottati dal governo: «Poteva essere preso in considerazione il Pil piuttosto che il numero degli abitanti, così non c'è logica».

Catarra pensa, ad esempio, agli enormi disagi che dovrà affrontare un cittadino residente a Martinsicuro, in pratica al confine con le Marche, per andare in un ufficio dell'amministrazione provinciale all'Aquila: «Questo accorpamento è fuori dalla storia e dalla realtà economica e sociale del nostro territorio».

Per il presidente della Provincia dell’Aquila Antonio Del Corvo, la decisione del governo è una scelta obbligata che permetterà un reale risparmio senza penalizzare il rapporto tra ente e cittadino, tra territorio e istituzioni. «In realtà, rispetto alla prima ipotesi, il governo ha fatto marcia indietro», sottolinea Del Corvo, «perché l'abolizione delle province non avrebbe portato all'obiettivo sperato e con il passaggio delle funzioni ci sarebbe stato un aggravamento delle spese». Secondo del Corvo, molti dirigenti, passando dalla Provincia alla Regione, avrebbero percepito uno stipendio maggiorato. «A parità di qualifica», spiega il presidente della Provincia, «in regione prendono 300 euro netti al mese in più rispetto alla provincia. Ciò avrebbe vanificato gli obiettivi prefissati». Quindi secondo Del Corvo, «tecnicamente era una strada obbligata quella dell'accorpamento». Tra i parametri valutati per decidere quali province accorpare e quali salvare il governo ha preso in considerazione tre parametri: la superfice, il numero di comuni, e il numero degli abitanti. La Provincia dell'Aquila era sopra il parametro prestabilito per due dei tre settori di valutazione e in particolare sulla superficie territoriale e sui Comuni. «Con l'accorpamento di Teramo, quella dell'Aquila», sostiene Del Corvo, «diventa una provincia di 620mila abitanti e l'effetto sul bilancio sarebbe significativo. Intanto si dimezzerebbero il numero dei dirigenti, e quindi gli stipendi, oltre al costo della giunta». Tutto ciò, secondo Del Corvo, innescherebbe la mobilità per il personale, soprattutto per i dirigenti. Per i dipendenti che non hanno incarichi dirigenziali, secondo il presidente della Provincia «andrà fatta una valutazione attenta perché alcuni servizi sul territorio dovranno rimanere». E' impensabile, infatti, che gli utenti della Provincia di Teramo possano arrivare all'Aquila per un semplice certificato. «L'impatto per i cittadini sarà minimo con questo accorpamento», aggiunge, «perché molti servizi resteranno inevitabilmente».

Gennaro Della Monica

Pietro Guida

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