Province e spending review, parla Di Giuseppantonio "Chieti capoluogo di Pescara, L'Aquila di Teramo" 

Il presidente dell’Upi (Unione delle Province italiane): la fusione delle Province è inevitabile

PESCARA. «Se si fonderanno le Province di Chieti e Pescara, come mi sembra inevitabile a questo punto, il capoluogo non potrà che essere Chieti».

Enrico Di Giuseppantonio la butta lì come se fosse l’esito scontato di questa storia del taglio del numero delle Province, disposto dal governo con la spending review che in Abruzzo dovrebbe risolversi nella scomparsa di due Province su quatro, quelle di Pescara e Teramo, che non sono in regola con i criteri che Monti ha messo alla base della sopravvivenza di questi enti: 350 mila abitanti e una superficie di almeno 3mila chilometri quadrati. Di Giuseppantonio –(Udc), chietino di Fossacesia, attualmente presidente della Provincia di Chieti e presidente regionale dell’Upi (l’Unione delle Province italiane) – sa, però, che una conseguenza come questa è destinata a suscitare resistenze e polemiche in due città come Pescara e Chieti divise da una storica rivalità.

E’ inevitabile che le Province di Teramo e Pescara siano assorbite da quelle dell’Aquila e di Chieti?

«Sì. Il governo è deciso ad andare avanti per la sua strada e, avendo stabilito di conservare solo 50 delle attuali 107 Province, non consentirà operazioni come, in Abruzzo, quella della formazione di una terza Provincia, la Pescara-Teramo».

Nel caso dell’Aquila, la questione del capoluogo della Provincia non si pone, naturalmente. Ma in quello della Provincia di Chieti e Pescara?

«Il capoluogo sarà inevitabilmente Chieti, che ha una storia più lunga di capoluogo di Provincia, oltre che una tradizione di città degli uffici. La vocazione di Pescara è storicamente diversa: città del commercio soprattutto».

Ma è praticabile in concreto una soluzione di questo tipo?

«E’ possibile a patto che si rivedano bene anche i confini geografici in base a criteri omogenei. Io penso che una Provincia Chieti-Pescara, con un bacino di circa 600-700mila abitanti, sarebbe utile a tutte le due aree interessate e alla stessa regione».

La soluzione di una ripartizione degli uffcii fra Chieti e Pescara è ipotizzabile?

«Non credo. Anche alla luce delle esgienza di riduzione delle spese. Inoltre sarebbe una ripetizione dell’esperienza non proprio positiva della suddivisione degli uffici regionali fra L’Aquila e Pescara».

A proposito di riduzione dei costi, il personale delle Province sarà tutto trasferito ai Comuni?

«No, il trasferimento dovrebbe riguardare una percentuale abbastanza ridotta di personale, perché alle Province riformate resterebbero alcune delle sue attuali competenze più importanti come la costruzione e la manutenzione delle strade, l’ambiente e la pianificazione territoriale. Il personale che attualmente svolge compiti nell’ambito di competenze delegate dalla Regione, come quelli degli uffici del lavoro, potrebbe, invece, essere trasferito alla Regione».

Che risparmio ci sarebbe in Abruzzo dagli accorpamenti?

«Ci sarebbe una riduzione del 30 per cento delle spese attuali».

La riduzione delle Province comporterà anche il taglio di uffici periferici dello Stato i cui territori coincidono con quelli delle attuali Province?

«Io credo di sì, anche se nel testo della spending review non mi pare che ci siano riferimenti puntuali per questa materia. Credo che il governo si sia preso una decina di giorni per definire i criteri di intervento in questo campo. L’intenzione del governo, comunque, mi pare quella di ridurre anche il numero delle prefetture e questure e di altri uffici come quelli della agenzie delle entrate».

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