Pulizie ridotte all’ospedale di Pescara, esposto sul maxi appalto

La nuova ditta taglia le ore di lavoro ai dipendenti e il sindacato Fials va in procura: "La commessa da 22 milioni affidata con l’assicurazione di un monte orario maggiore"

PESCARA. I 138 dipendenti delle pulizie negli ospedali di Pescara, Penne e Popoli e nei distretti sanitari di Pescara e provincia avrebbero dovuto lavorare più ore con il cambio della ditta appaltatrice, dalla Dm di Roma che è rimasta alla Asl per 15 anni alla Dussmann di Milano. Invece, dopo il passaggio di consegne del primo novembre scorso e la conferma dei dipendenti, i nuovi contratti sono stati firmati sotto il segno dei tagli e sugli stipendi sono arrivati fino a 100 euro in meno. Adesso, il taglio (imprevisto) delle ore di lavoro finisce al centro di un esposto del sindacato Fials che, alla procura, chiede di indagare sull’appalto da 22,4 milioni di euro: «La riduzione di ore potrebbe portare conseguenze negative sull’oggetto dell’appalto e cioè sulla pulizia degli ambienti», denuncia il sindacato.

Verbale Asl. Per il segretario provinciale Fials, Gabriele Pasqualone, la diminuzione delle ore «risulta in contrasto» con un documento decisivo per l’assegnazione dell’appalto valido per i prossimi 5 anni: «L’offerta della Dussmann», spiega il verbale della responsabile del procedimento Tiziana Petrella, direttrice del settore Acquisizione beni e servizi, risalente al 25 agosto scorso, «garantisce sia il riassorbimento del numero di persone riportato negli elenchi (livello occupazionale), sia l’attribuzione ai lavoratori di un numero di ore contrattuali anche superiore a quello risultante dagli elenchi». Nonostante il documento della Asl – allegato alla denuncia della Fials e contenuto anche in una delibera approvata dal direttore generale della Asl Claudio D’Amario appena tre giorni dopo, il 28 agosto – i dipendenti riassorbiti dalla Dussmann sono stati convocati per firmare i nuovi contratti ridimensionati dopo una trattativa con i sindacati: i dipendenti che lavoravano 30 ore a settimana sono passati a 28 (meno 8 ore al mese); quelli che lavoravano 36 a 34 (meno 8 ore al mese); quelli che lavoravano 40 a 36 (meno 16 ore). Nessun taglio per i dipendenti da 18 e 24 ore a settimana.

Denuncia Fials. «Sembra evidente che le assicurazioni fornite in sede aggiudicazione dell’appalto non corrispondano ai fatti», sottolinea Pasqualone. Una circostanza che, per la Fials, avrebbe potuto portare anche alla eventuale «esclusione» di altre ditte dall’appalto. Alla procura, il sindacato chiede di «verificare la regolarità dell’affidamento e del supposto contrasto tra motivazione dell’affidamento e i suoi reali contenuti, ciò anche al fine di congruità di spesa e servizi prestati in riferimento ai costi sostenuti dalla Asl».

Domani ricorso al Tar. Sull’appalto delle pulizie pende anche un ricorso al Tar di una ditta concorrente che sarà discusso domani: contro l’aggiudicazione della commessa alla Dussmann, si è schierata la seconda classificata, il Cns di Bologna (Consorzio nazionale servizi società cooperativa) che ha contestato l’assegnazione e ne ha chiesto l’annullamento. La Asl ha bollato il ricorso della ditta come «infondato e pretestuoso» e ha affidato l’incarico della difesa all’avvocato Giulio Cerceo.

Costi dell’appalto. All’appalto per pulizie e sanificazione delle strutture sanitarie, con una base d’asta di 30 milioni di euro, hanno partecipato 17 ditte: la Dussmann ha vinto con un ribasso di oltre 7 milioni. Il verbale contestato dalla Fials, poi, passa in rassegna i costi: «Il costo del lavoro stimato dalla ditta consente di garantire il rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro». Per la manodopera, l’offerta della ditta prevede una spesa di quasi 5 milioni di euro all’anno. «Gli importi stimati per macchinari e attrezzature, prodotti chimici, forniture e software risultano comprovati», prosegue il verbale, «e, pertanto, ragionevoli; i costi della sicurezza corrispondono al costo riportato nella tabella ministeriale; l’importo per spese generali e imprevisti appare congruo». Sotto esame anche il guadagno dell’impresa tenendo conto della crisi: «L’utile stimato appare ragionevole rispetto ai valori pregressi risultanti dai bilanci e in linea con la fase economica recessiva in atto».

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