sansificio sotto accusa

Puzza insopportabile a Pescara, la gente protesta

Riesplode la rabbia dei residenti di Villa del Fuoco che annunciano una raccolta di firme: «Vivere qui è impossibile»

PESCARA. Una lama di fuoco che si staglia verso il cielo. Un odore acre che blocca il respiro. Polvere scura e maleodorante che si adagia sugli orti con le insalate e i pomodori appena piantati. Questo, secondo quanto hanno riferito gli abitanti di via Fiora, strada vicinale Torretta e zone circostanti, è ciò che sarebbe accaduto mercoledì scorso intorno alla mezzanotte. Quanto basta per far scattare la rabbia dei residenti, che hanno immediatamente allertato polizia, carabinieri e vigili del fuoco e annunciato una petizione contro il sansificio Schiavone biocalore.

«Qui è impossibile vivere», dicono una ventina di famiglie che stanno avviando una raccolta di firme per chiedere «l’adeguamento del sistema di funzionamento dell'impianto» che brucia la sansa, impasto essiccato derivante dallo schiacciamento delle olive. Il sansificio, nei giorni scorsi, ha riaperto i battenti dopo un periodo di inattività. Un blocco che, a detta dei titolari dell'impresa, avrebbe provocato tre licenziamenti e un non quantificabile danno economico. Il Tar ha accolto la richiesta degli imprenditori e congelato l'ordinanza sindacale con la quale si chiedeva lo stop alla lavorazione nello stabilimento. Da qualche settimana, l'attività è ripresa e con essa le proteste dei cittadini.

«Mercoledì scorso ci siamo spaventati molto», racconta un portavoce dei residenti che intende rimanere anonimo, «perché, intorno alla mezzanotte, orario in cui ogni sera, da almeno due settimane, si riaccendono i forni, abbiamo visto una lama di fuoco in cielo. Sembrava un incendio, per questa ragione abbiamo chiamato i vigili del fuoco che sono arrivati tempestivamente, ma dopo poco sono andati via. Abbiamo contattato anche i carabinieri e la polizia, ma non si sono viste pattuglie in giro. Abbiamo avvertito un odore acre fortissimo che ci soffocava. Solo i tovaglioli imbevuti d'acqua poggiati sulla bocca ci hanno permesso di respirare, poi siamo stati costretti a sigillare le finestre, perché l'aria era satura e asfissiante. Qui molti hanno un orto e vedere quella polvere sottile che si adagia sul terreno dove abbiamo piantato le verdure, è motivo di preoccupazione, al punto che stiamo pensando di farle analizzare, perché non ci sentiamo sicuri».

La sansa è un prodotto derivante da un composto naturale come l'olio d'oliva, ma la preoccupazione dei residenti deriva dai metodi, che non sono conosciuti, del processo di lavorazione. «Il sansificio esiste da più di trenta anni», prosegue il portavoce dei residenti del quartiere Villa del Fuoco, «ma non abbiamo mai avuto problemi, neppure ai tempi di Scibilia. Noi non chiediamo la delocalizzazione dello stabilimento, nè vogliamo la chiusura che comporterebbe perdita del lavoro dei dipendenti. Chiediamo solo che vengano attivati processi di funzionamento che non rischiano di avvelenarci. Non sappiamo se si tratta di nube tossica o inquinante, spetta alle autorità stabilirlo. Questa puzza l'abbiamo avvertita fin sul ponte del Mare».

Un altro cittadino sostiene di aver visto «fumo che non fuoriesce dalle canne fumarie regolamentari, ma da una struttura più bassa adiacente il capannone». Un altro ancora, che dimostra di essere più ben informato, spiega che «lo stabilimento sta intervenendo con un filtro sperimentale e la lavorazione avviene solo la notte per verificare se la procedura è idonea, altrimenti l'impianto verrebbe chiuso di nuovo». Di una cosa sono certi i residenti che protestano: «Prima abbiamo dovuto lottare per il cementificio e ora contro il sansificio. Questo quartiere non ha pace».

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