Quattro maggio 1917, Pescara bombardatachiede e ottiene l'aeroporto per difendersi

Tre vittime civili a Castellamare. Dalle lacrime versate a causa delle bombe austroungariche è sorto quello che oggi è l'aeroporto d'Abruzzo, scalo da oltre mezzo milione di passeggeri annu

PESCARA. Quattro maggio 1917. Prima guerra mondiale. La morte piomba dal cielo e dilania la gente civile, inerme, indifesa. Due donne e un uomo vengono trucidati a Castellamare Adriatico, borgo costiero in provincia di Teramo destinato a diventare il cuore commerciale della grande Pescara. I temibili velivoli austroungarici (forse idrovolanti) erano decollati qualche ora prima da una base della Croazia.

Una targa di marmo consumata dal tempo e dall'incuria, seminascosta sulla facciata del Ferrhotel di corso Vittorio Emanuele II, ricorda da 95 anni la tragedia e apre una finestra sulla storia della città. Dalle lacrime versate a causa del bombardamento, infatti, è sorto quello che oggi è l'aeroporto d'Abruzzo, scalo da oltre mezzo milione di passeggeri annui.

Nella delibera numero 117 del 10 maggio 1917 della giunta comunale di Pescara, a quel tempo in provincia di Chieti, dopo i complimenti a tutti coloro che avevano partecipato alla difesa della città, si evidenzia la necessità di istituire «una squadriglia di aeroplani per evitare che il nemico, mantenuto in alta quota dai tiri, possa colpire alla cieca l'abitato».

Il sindaco Giovanni Farina, rivolgendosi al ministro della Guerra, richiama l'attenzione sull'urgenza di provvedere «all'impianto del campo di aviazione per il quale erano state avviate pratiche con la Direzione costruzioni di aeronautica che il 7 novembre comunicava essere in attesa delle decisioni del Ministero. Sorprende che da allora in poi si sia posta a dormire una così urgente questione, mentre il Comune delibera prontamente il suo concorso, nelle spese dell'area occorrente, e altri Comuni viciniori lo fecero egualmente».

Per prevenire altri attacchi, di lì a poco, come si legge sulla voluminosa opera dello storico Licio Di Biase "La grande storia, Pescara-Castellamare dalle origini al XX secolo", «il ministero della Guerra fece approntare un campo di aviazione lungo la via Tiburtina, provvisto di due aerei da combattimento. Nacque così il nucleo che divenne, poi, il "Campo di fortuna", con decreto ministeriale del 25 giugno 1928 e, in seguito, l'aeroporto di Pescara».

Dalle carte dell'epoca non risulta che Pescara abbia pagato un dazio di vite umane ai bombardamenti austroungarici, ma si sa di danni subìti lungo Fosso Bardet. Castellamare Adriatico, invece, pianse a lungo Giuseppina D'Emilio, Giulia D'Agostino in Collini e Maurizio Valentini, i nomi incisi sulla lapide bianca datata 3 giugno 1917, le cui prime parole sono "Qui, nel giorno 4 maggio 1917, caddero vittime della incursione di velivoli nemici".

Pescara e Castellamare Adriatico erano divise dal fiume e da una rivalità antica, ma uniti dal dna, dalla necessità di espandersi per sfuggire alla povertà e all'atavica disoccupazione di una larga fetta della popolazione, nonchè dalle legittime ambizioni del crescente ceto borghese. La miseria di quegli anni fece sì che per i funerali delle vittime fosse indispensabile l'intervento pubblico. La delibera numero 812 del consiglio comunale di Castellamare cita testuale «Funerali delle vittime della incursione aerea. Ratifica di deliberazione di urgenza della giunta municipale». Si parla di «giusta liquidazione, di lire 330,70». Per l'occasione, il consiglio si è espresso all'unanimità, stabilendo che «le lire 330,70 siano prelevate dal fondo delle spese impreviste (articolo 63 del bilancio)».

Ai funerali, secondo i documenti dell'epoca consultabili all'Archivio di Stato, hanno preso parte, oltre «all'intera cittadinanza, le autorità militari qui stanziate, il comitato della Croce Rossa, la Società operaia, gli insegnanti e la rappresentanza della civica amministrazione di Pescara, ed espressero il sincero compianto per le povere vittime il presidente della Deputazione provinciale. l'On. De Vito, l'On. De Riseis et i sindaci dei Comuni di Teramo, Penne e Città Sant'Angelo, Chieti e Francavilla».

In precedenza, il 15 maggio, la giunta municipale guidata dal sindaco Carmine Fusilli, aveva deliberato «con voti unanimi e coi poteri del Consiglio, di assumere per conto di questa amministrazione comunale le spese occorse pei funerali alle vittime dell'incursione aerea nemica». Sul documento, nella colonna di sinistra, in ordine d'importanza, vengono citati il Regno d'Italia, la Provincia di Teramo, il Circondario di Penne e il Comune di Castellamare Adriatico. Altri tempi.

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