Raccolta di firme contro la scritta Dux 

Parte la petizione per farla cancellare nel paese famoso per i cuochi, dove una lapide ricorda anche lo sterminio degli ebrei

VILLA SANTA MARIA. «Villa Santa Maria è la patria dei cuochi. Non può diventare la Predappio d’Abruzzo».
La scritta Dux, riapparsa sulla Penna del paese per volere del sindaco, Pino Finamore, scatena una valanga di reazioni. Favorevoli e contrarie. Il caso supera i confini regionali e diventa politico. E parte anche una raccolta di firme il giorno dopo l’annuncio del deputato Pd, Camillo D’Alessandro, di voler presentare un’interrogazione al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per ordinare la cancellazione della scritta che risale al 1940, il 18esimo anno dell’era fascista. A lanciare la petizione è l’ex consigliere comunale del paese dei cuochi, Mauro Carbonetta. Al sindaco Finamore che ha dichiarato al Centro: «La scritta Dux è storia oltre che un’attrazione turistica», Carbonetta ribatte: «Storia e turismo non c’entrano, è solo politica. Villa Santa Maria non diventi la Predappio d’Abruzzo». Cioè non attiri quel turismo nostalgico che il 29 luglio, cioè oggi, invade, e rende florido, il paese di Mussolini nel giorno della nascita del duce avvenuta nel 1883. Ma Villa un marchio ce l’ha, è quello dei cuochi, e non solo, dice Carbonetta prima di rilanciare: «Sarebbe auspicabile promuovere una raccolta di firme per riparare questo oltraggio». La contraddizione è storica, oltre che politica. E sta nel fatto che Villa Santa Maria è un paese antifascista.
«Da un lato sembra voler onorare la sua storia di lotta contro gli orrori del nazifascismo, i suoi caduti, il suo contributo alla resistenza, e dall'altra si restaura la scritta Dux», afferma, rammaricandosi, l’ex consigliere d’opposizione. Durante l'epoca fascista, quando venne incisa sulla "Penna" la scritta finita oggi al centro della polemica, un partigiano tentò di cancellare l’opera che inneggia a Mussolini, ma le milizie fasciste lo uccisero a colpi di mitra prima che potesse completare il lavoro. Ma non è solo questa la contraddizione. Sempre in quegli anni, erano presenti in paese alcune famiglie di profughi ebrei stranieri in domicilio coatto, che fraternizzarono con la popolazione locale. All'arrivo delle truppe tedesche, nel 1943, il podestà Roberto Castracane negò decisamente che gli ebrei fossero ancora presenti a Villa pur essendo a conoscenza che almeno una famiglia di essi, gli Steinberg, era nascosta in casa dei Piccone. Non appena - dopo un mese - le truppe tedesche lasciarono il paese, gli Steinberg furono salvati, oltre le linee, e consegnati agli alleati. Per questo impegno di solidarietà, il 16 aprile 1978, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a Roberto Castracane l'alta onorificenza dei Giusti tra le Nazioni.
Così come, tra il 1940 e il ’43, Villa Santa Maria fu anche campo di internamento degli ebrei. «Io non dimentico», si legge infatti su una lapide commemorativa esposta in paese nel 2007 per ricordare il dramma di tanti ebrei. Ma ci troviamo nello stesso luogo dove oggi rinasce la scritta Dux. «Non può essere considerata storia, non si è ripristinato lo splendore di un’opera d'arte. È semplicemente una scritta che rimanda a un’ideologia che ha inferto ferite indelebili all’umanità intera», sbotta Carbonetta. Lo scontro continua, aspettiamo la risposta che Salvini darà al dem D’Alessandro.