PESCARA

Ragazza malmenata in palestra: doppia condanna per il buttafuori 

L’albanese Xhafa deve scontare due anni per stalking e lesioni nei confronti della 22enne picchiata. Altri sei anni di reclusione per il possesso di 160 grammi di cocaina e di una pistola con munizioni 

PESCARA. Doppia condanna, con il rito abbreviato, per l’albanese Edmond Xhafa, 49 anni, buttafuori di Francavilla, che la scorsa estate aggredì in palestra una ragazza di 22 anni che frequentava la stessa struttura e per la quale lui aveva perso la testa, non corrisposto, mostrandosi tremendamente geloso fino a proibirle di parlare con altri. Stalking e lesioni personali sono i reati per i quali Xhafa (difeso dall'avvocato Antonio Valentini) ieri mattina è stato condannato dal gup Giovanni de Rensis a due anni di reclusione con l’esclusione dell’aggravante del rapporto sentimentale che non ha trovato riscontri (il pm Andrea Di Giovanni aveva chiesto la condanna a 4 anni).
E sempre ieri Xhafa ha subito un’altra condanna, a 6 anni di reclusione (lo stesso pm aveva chiesto 4 anni e mezzo) per possesso a fine di spaccio di 160 grammi di cocaina e per la detenzione di una pistola Colt Dallara Custom calibro 10 e 58 con munizioni: arma oggetto di furto, da qui la ricettazione.

leggi anche: Ragazza picchiata in palestra, arrestato l'aggressore già in carcere per altri reati I carabinieri hanno notificato all'uomo albanese, già in carcere per detenzione di armi e droga, la misura cautelare per l'aggressione alla donna avvenuta lo scorso 27 luglio per motivi di gelosia

Per l’aggressione in palestra, l’albanese venne raggiunto da una misura cautelare mentre era in carcere per la droga che i carabinieri trovarono nell’abitazione dell’amico Fabrizio Zaramelli (ieri ha patteggiato 3 anni e 2 mesi di reclusione).
La vittima dello stalking subì l'ennesima aggressione verbale e anche fisica il 27 luglio scorso mentre era nella palestra “Audace” di Porta Nuova con quell’uomo conosciuto durante le sue sedute di allenamento. Un’aggressione molto violenta, con un manubrio ginnico da 12 chili che l’uomo le scagliò addosso: tutto ripreso dalle telecamere interne. A scatenare quella reazione, uno scambio di parole della ragazza con un altro frequentatore della palestra. Solo l’intervento di un istruttore prima e dei carabinieri dopo, evitarono il peggio. La vittima, che non si è costituita parte civile nel processo per non aver più nessun contatto con l’uomo, rilasciò però al pm Benedetta Salvatore, delle dichiarazioni che spiegarono il tenore delle minacce subite. «Mi insultava dicendomi che ero una schifosa, una stronza e che usavo le persone, anche se non so cosa intendesse. Mi minacciava dicendomi di stare attenta a quello che facevo e, più volte, mi ha minacciato dicendomi che se mi avesse visto in giro con qualche ragazzo mi avrebbe sparato ad una gamba, così non mi sarei potuta più allenare». Atti persecutori provati, secondo il giudice che ha negato l’aggravante del rapporto sentimentale tra i due in quanto dalle dichiarazioni della persona offesa «non appare ravvisabile alcun legame così forte da fare sì che la vittima potesse presumere di ottenere dall'imputato aiuto ovvero protezione ovvero assistenza».
Per l’altro procedimento che ha fatto scattare la condanna a 6 anni di reclusione, hanno pesato le dichiarazioni rese dall'albanese nell'immediatezza della perquisizione, quando agli investigatori dichiarò che tutta la roba (stupefacenti, arma da fuoco, munizioni e attrezzatura idonea al confezionamento delle dosi) era sua: affermazioni mai più ripetute durante l'inchiesta. Ma agli atti, esistono anche le dichiarazioni del padrone di casa, Zaramelli, che nel corso della convalida dell’arresto disse che quella roba era stata portata a casa sua in un borsone del quale disconosceva il contenuto: sapeva solo della pistola che Xhafa gli aveva detto essere regolarmente registrata.