Regionale e di nicchia

All’Hostaria L’Arca grande attenzione sui vini locali

Oltre 400 etichette italiane ed estere, di cui la metà abruzzesi. L'Hostaria Arca, di Alba Adriatica (Teramo), propone ai propri ospiti una scelta molto ampia di vini che abbraccia le produzioni locali, più di nicchia, e i grandi nomi della viticultura regionale e nazionale. La selezione, curata personalmente dallo chef e sommelier Massimiliano Capretta, 41 anni di cui 14 passati alla guida del locale in viale Mazzini, presenta un costante e ricco ricambio di oltre cento cantine teramane.

«È interessante avere soprattutto aziende locali», esordisce l'anfitrione dell'Arca «perché è possibile indirizzare i clienti verso i produttori per approfondire la loro conoscenza». L'enoteca ristorante diventa dunque lo strumento per la promozione del territorio e per la "chiusura del cerchio", dalla cantina al bicchiere, accompagnando una cena o un pranzo che spazia tra cucina vegetariana, carne e pesce. La connotazione territoriale è esaltata già nell'aperitivo (prezzo 5 euro) con il brut di Montori o Cerulli Spinozzi che fa da cornice a cracker di pane con paté di fegato di merluzzo, polpettine di ricotta al pistacchio di Bronte e sushi di baccalà e peperone.

Per degustatori più esigenti c'è anche l'alternativa, molto particolare, del millesimato prodotto dall'azienda Illuminati. Il vino più richiesto dai clienti, all'Arca come il altri locali in questo periodo è il Pecorino. «Ha funzionato il lavoro mediatico su questo vino», sottolinea Massimiliano che propone un Villa Medoro (8 euro in enoteca, 13 al ristorante attiguo) accompagnato da polipo cotto a bassa temperatura con asparagi di mare. mandorle e sale nero. Molto apprezzata, tra i bianchi, è anche la Passerina. In questo caso la cantina segnalata dallo chef è Barone Cornacchia: «La più antica d'Abruzzo», spiega. Il prezzo è simile a quello del Pecorino (8 euro in enoteca, 12 al ristorante), ma la proposta gastrononica vira sul carpaccio di scampi battuto con chicco d'uva e sale croccante. Il quadro dei bianchi è completato dal Trebbiano dell'azienda Emidio Pepe (24-26 euro al ristorante, 18-20 in enoteca) da affiancare a un primo piatto come le fettucine al nero di seppia con crema di mozzarella, prugne passite e pane croccante. Altro vino in forte ascesa nei gusti della clientela, secondo lo chef sommelier, è il rosato. Massimiliano Capretta consiglia un Lepore (8 euro in enoteca, 12 al ristorante) da degustare con sandwich di alici con lardo di patanegra, puntarelle di cicoria e cipolle rosse in agrodolce. Più corposo ma di grande equlibrio è il Montepulciano, in particolare della cantina Strappelli «una delle ultime nate ma che si sta facendo molta strada». Ottimo il rapporto qualità-prezzo (10 euro in enoteca, 14 al ristorante) per un vino che deve accompagnare un piatto di sostanza come la guancia di vitello brasata al Montepulciano con crema di patate e verza strascinata. Tra le tante opzioni offerte dall'Arca si possono trovare i prodotti di aziende quasi artigianali come Marcocelli di Alba Adriatica, che con appena 10mila bottiglie l'anno occupa un'autentica nicchia di mercato nella quale scovare un trebbiano che evoca il fascino dell'antico. In carta ci sono però anche vini non facilmente rintracciabili altrove, come il Contro La Guerra 2007, Trebbiano di Stefania Pepe che ha il gusto e la forza della naturalezza. Ottima la chiusura con il vino cotto dell'azienda Fiore, servito con crostata, strudel e pasticceria secca.

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