Regione, Chiodi resiste: "È tutto in regola Anche la fattura dell'albergo di Roma"

La conferenza stampa indetta dal governatore travolto dall’inchiesta sui rimborsi spese in Regione che ha fatto emergere il “love affair” con amanti e presunti favori: "Sono qui come presidente della Regione e della sfera personale ho una considerazione particolare. Non c'è stato nessun favoritismo e ai magistrati ho chiarito che non ho fatto la cresta sui rimborsi"

PESCARA. «Che si trattasse di due persone, e quindi che non ci siano stati raggiri, lo conferma la fattura». Così Gianni Chiodi sulla notte trascorsa in hotel a Roma con Letizia Marinelli, che due mesi dopo ottenne un incarico quadriennale alle Pari Opportunità regionali. Nulla di irregolare per il presidente della Regione Abruzzo perché «c'è scritto due persone così come si rileva dalla tassa di soggiorno». Il governatore fa il quadro della situazione in un'affollata conferenza stampa convocata a Pescara il giorno dopo l'interrogatorio davanti ai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. Chiodi è sulla graticola: prima l’inchiesta sui presunti rimborsi irregolari in Regione, poi la notte trascorsa con la Marinelli nell’albergo romano a spese dell’ente e l’incarico alla Pari opportunità, e ancora il contratto a tempo determinato in un assessorato alla sorella dell’amante. Ma lancia un appello ai media, «sono certo di aver soddisfatto tutte le perplessità dei magistrati, ora restituitemi la dignità», e precisa di avere per la sfera personale «una considerazione particolare» e di essere in conferenza come presidente della Regione e prossimo candidato alle elezioni del mese di maggio.

"Ho sentito Berlusconi, il candidato sono io". Del resto sulla leadership nel centrodestra regionale Chiodi non ha dubbi: «Ho sentito Berlusconi e non ho alcun dubbio sul fatto che sia io il candidato di centrodestra. Noi siamo pronti ad affrontare la campagna elettorale. Pronti a fare una campagna che dica quelle che sono le cose fatte in Abruzzo e ciò di cui l'Abruzzo ha bisogno». Il tutto nonostante i riflessi dell'indagine: «Questa inchiesta rappresenta un problema politico serio - ha aggiunto - ma la nostra compagine, sul piano politico, sui contenuti, su ciò che è stato fatto, è fiera. Ho dato anima, cuore, tutta la mia capacità di lavoro».

L’inchiesta sui rimborsi: “Accuse infamanti”. Il governatore si concentra sull’inchiesta sui presunti indebiti rimborsi spesa per viaggi istituzionali. Indagine in cui oltre al governatore sono coinvolti il presidente del Consiglio, Nazario Pagano e 23 politici tra assessori e consiglieri con le accuse, a vario titolo, sono di peculato, truffa e falso ideologico. «Voglio dire agli abruzzesi che non c’è accusa più infamante di essere considerato una persona che fa la cresta sui rimborsi», dichiara Chiodi. «Non c’è. E quindi su questo punto spero di aver chiarito tutto e spero anche che di questa cosa la Procura possa tener conto».

Le accuse: “Mi contestano 29 mila euro di rimborsi”. Per il capo d'imputazione di peculato ed eventuale truffa l'ammontare al centro dell'inchiesta della Procura di Pescara per il governatore dell'Abruzzo, Gianni Chiodi, «è di 29 mila euro con una contestazione di 184 missioni di cui 164 a Roma e le altre in Italia e all'estero». Oltre alle missioni romane a Chiodi vengono contestate, tra le altre, quelle di Milano, Arezzo, Taormina, Parigi e Nizza. Chiodi ha spiegato che le contestazioni derivano dal fatto che le missioni vengono indicate «con una generica dicitura di incontro istituzionale. Una pratica consolidata da 20-30 anni». Il governatore ha inoltre sottolineato che le missioni all'estero e in Italia «sono state facilmente ricostruite», si sta procedendo con quelle di Roma «che al 99% sono relative a missioni istituzionali o di rappresentanza correlate alle mie quattro cariche», nei quattro anni oggetto dell'inchiesta (2009-2012).

Le spese di rappresentanza: "Non ho sprecato, anzi ho risparmiato". Chiodi poi sostiene di non aver sperperato soldi pubblici, anzi di aver fatto risparmiare l'ente. «Per le spese di rappresentanza nel 2012 avevo un budget di 50 mila euro, molto meno di quello che avevano i miei predecessori», dichiara. «Alla ragioneria ne ho restituiti 45 mila. Nel 2013 stessa dotazione e a fine hanno la restituzione è stata di 47.500 euro. Non ho mai inteso fare alcuna cresta, come è evidente. Su questo punto di vista mi sento sereno, forte, tranquillo e sento di non aver nulla da addebitarmi. Il mio silenzio in questi giorni - ha aggiunto - è stato dovuto al rispetto per la magistratura che era giusto che prima conoscesse lei le situazioni, ma anche per la necessità di reperire della documentazione che andava vista».

La notte nella stanza 114: “Ecco la fattura”. Ma l’attenzione dell’opinione pubblica non è concentrata solo sull’inchiesta. Altrettanto interesse suscitano le vicende delle presunte amanti e dei favori fatti dopo i “love affair”. Fatti che probabilmente non hanno rilievo penale, ma che sollevano un problema sulla commistione tra pubblico e privato. A scatenare la polemica sull’opportunità è il rapporto tra Chiodi e Letizia Marinelli, l’ormai famosa “dama della stanza 114”, ossia la donna che il 15 marzo del 2011 dormì con Chiodi nell’hotel Del Sole di Roma. Una notte in cui il presidente commise quella che lui stesso ha definito una «debolezza». Fatto sta che Letizia due mesi dopo ottenne un incarico quadriennale alle Pari Opportunità regionali. Fatti che fanno discutere, ma che il presidente liquida come personali. E aggiunge: «Che si trattasse di due persone, e quindi che non ci sono stati raggiri, lo conferma la fattura: c'è scritto due persone così come si rileva dalla tassa di soggiorno».

La “dama” e la sorella: “Nessun favoritismo”. Sul fatto che due mesi dopo Letizia Marinelli abbia ottenuto un incarico quadriennale alle Pari opportunità regionali, Chiodi conferma la linea difensiva dei primi momenti: «Da parte mia nessuna influenza che potesse determinare un favoritismo». Alla domanda se fosse stata tradita la giustizia sociale, Chiodi ha risposto: «ma quale giustizia sociale tradita! La consigliera di parità non è una scelta discrezionale e proprio perchè c'era questa situazione personale non ho influito in alcun modo. Lo dirà la Procura. Capisco che ci possano essere suggestioni, ma non è così». La linea difensiva è confermata anche in merito alla vicenda che riguarda la sorella della consigliera di Parità Letizia Marinelli, Simonetta, assunta a tempo determinato nella segreteria dell'assessore regionale al Personale, Federica Carpineta: «È discrezionale, ma è nella facoltà dell'assessore. Le segreterie degli assessori», ha concluso Chiodi, «da sempre, in tutte le Regioni, hanno diritto ad avere uno staff politico di fiducia per il tempo di durata della carica di assessore».

Pubblico e privato: "Ho solo commesso un errore". «Per quanto riguarda le questioni che non attengono a vicende giudiziarie - ha affermato - voglio chiarire subito che gli aspetti personali hanno diritto di essere chiariti ai cittadini se hanno riflessi sul mio comportamento istituzionale. E a questi aspetti non mi sono sottratto. Qualcuno dice che ho commesso un errore, che ho fatto una ingenuità. Ma io sono fatto così. Si possono fare degli errori, l’importante è ammetterli. Su questi aspetti - ripeto - non mi sono sottratto chiarendo che non hanno mai influito sulla mia attività istituzionale. Per esempio mi riferisco alla nomina della consigliera di parità (Letizia Marinelli, con la quale Chiodi divise una camera d’albergo a Roma, ndr). Bene, io su questo sono molto contento che la Procura abbia aperto un fascicolo perchè indipendentemente da quello che dico io, mi si può credere o meno, da parte mia non c’è stata alcuna influenza che potesse determinare un favoritismo. E questo saranno i magistrati ad accertarlo».

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