Reparto chiuso, salta una visita urgente

Day hospital di Ematologia ferma per la festa del patrono: viaggio a vuoto per un bimbo

PESCARA. San Cetteo, ieri, non ha fatto la grazia e ha riservato la beffa a una famiglia di Teramo arrivata all'ospedale di Pescara per una visita ematologica a un bambino di un anno e mezzo: «Abbiamo trovato chiuso il Cup dell'ospedale e il day hospital di Ematologia e non abbiamo potuto fare la visita», denuncia la mamma del bambino che annuncia una richiesta di risarcimento danni contro la Asl.

La storia raccontata dalla madre del bambino, un ex avvocato del tribunale del malato di Teramo, è lo specchio di una sanità che arranca nonostante i premi al direttore generale della Asl Claudio D'Amario e al suo staff e il pareggio di bilancio esibito come un trofeo dagli esponenti regionali del Pdl: «Il 23 settembre scorso», racconta la mamma, «ho telefonato al Cup per prenotare una visita ematologica per mio figlio di 18 mesi, non mi ha risposto nessuno, così ho scritto una e-mail all'Urp. In attesa della risposta, il giorno dopo, sono riuscita a prenotare la visita da una farmacia di Teramo e mi è stata fissata per il 10 ottobre alle 10,45. Dopo la prenotazione», dice la mamma, «sono stata contattata dall'Urp che ha confermato la prenotazione e ha detto che ero stata "fortunata" perché neanche l'Urp avrebbe potuto prenotare la visita prima del 20 ottobre».

Così, ieri, la mamma ha preso un giorno di ferie, ha chiamato una baby sitter per assistere il figlio più grande, di nove anni, ed è partita per Pescara con il marito e il bambino: «Siamo andati all'ospedale per effettuare finalmente la visita ematologica, attesa con tanta ansia, ma abbiano trovato chiuso il Cup e, al quinto piano, chiuso anche il day hospital di Ematologia». Perché? «Per San Cetteo», risponde la mamma, «quasi una presa in giro».

In un documento dell'Urp sulla chiusura degli uffici Asl per il patrono, inviato alla stampa il 7 ottobre scorso, si menziona lo stop del Cup ma non del day hospital di Ematologia.

La mamma continua a raccontare la sua odissea: «Poi, mi sono recata nel reparto di Ematologia e, dopo aver suonato per ben tre volte al citofono, mio marito mi ha fatto notare che rispondono soltanto nell'orario di visita. Molto alterata, ho chiamato il centralino, mi hanno passato Ematologia e l'infermiera di turno mi ha invitata a salire in reparto per cercare una soluzione. Allora, le ho comunicato che io ero proprio lì, fuori dal reparto, e mi sono sentita rispondere: "Ma, allora, perché non ha suonato?". Ho contato fino a cento e ho esposto ancora che nessuno ci aveva avvisato che il reparto era chiuso e che, per noi, tornare ancora da Teramo è un vero disagio: io dovrei riprendere le ferie, mio marito chiudere lo studio professionale e sistemare l'altro figlio dalla baby sitter, ma l'unica soluzione che ci ha offerto la dottoressa di turno è stato un numero di telefono da chiamare non prima di domani (oggi, ndr)».

E la visita ematologica, un esame importante? Per ora, niente. L'unica certezza è questa: ieri, la mamma ha scritto una lettera all'Urp e alla Asl per avvisarli che «è mia ferma intenzione dare mandato a un avvocato affinché avvii un'azione legale nei vostri confronti per ottenere il risarcimento danni che, magari, deciderò di dare in beneficienza. Spero che sarà uno stimolo affinché la Asl prepari il personale ad avere più rispetto delle persone e dei pazienti, ma soprattutto dei fanciulli malati». Sul Cup chiuso sono intervenuti anche i Giovani democratici: per il segretario Mirko Frattarelli, è «una vergogna».

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