Rifiuti tossici, Micorosa chiama Bussi e i comitati si alleano

Dalla Puglia all’Abruzzo resta l’allarme discariche in ex siti industriali: primo confronto a Brindisi il 27 giugno e nella Val Pescara il 4 luglio

BUSSI

Una discarica con 1,5 milioni di metri cubi di rifiuti industriali mai autorizzata, mai sottoposta a sequestro e a cielo aperto, su 44 ettari: il Comitato No Carbone di Brindisi chiede aiuto al Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua che da tempo segue le vicende della megadiscarica di Bussi sul Tirino, scoperta nel 2007 e al centro di un processo in Corte d'Assise per inquinamento ambientale. Nella falda acquifera sottostante la discarica pugliese Micorosa è stata riscontrata la presenza di 42 sostanze tossiche oltre la soglia: solo per citarne alcune il cloruro di vinile 7,7 milioni di volte, l'1,1 dicloroetilene 198 milioni, benzene 50.000 volte, diossina oltre 40.

«È impressionante il parallelo tra Micorosa e il disastro di Bussi e della Valpescara - dichiara Augusto De Sanctis del Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua - a Brindisi la Montecatini-Montedison ha gettato nella discarica Micorosa, posta sul mare, le scorie del petrolchimico tra cui le terribili code clorurate, mentre a Bussi ha fatto lo stesso nella discarica abusiva sul fiume Pescara. Grave l'inadempienza del Ministero dell'Ambiente rispetto alla trasparenza sulle informazioni relative ai siti di bonifica; sul sito web non vi è alcun dato sulle decine di siti inquinati che costellano l'Italia. Per questo le comunità ora si 'gemellanò per scambiare esperienze, diffondere i dati e denunciare l'inerzia delle istituzioni».

Lo stato di inquinamento di Micorosa, ricorda De Sanctis, è stato certificato nel 2013 dal documento «Modello concettuale della contaminazione» redatto da Sogesid per conto del Ministero dell'Ambiente. «La discarica è stata realizzata nel periodo in cui il petrolchimico era di Montedison, fu trasferita con esso a Enichem, da questa a Versalis e poi alla srl Micorosa, poi fallita». «La discarica Micorosa è una bomba chimica abbandonata da decenni, prima era un'area umida naturale - spiega Gianni Delle Gemme del Comitato No Carbone - Vi sono elevati livelli di inquinamento sia a monte sia a valle e non si può escludere un trasferimento di contaminazione da e verso aree limitrofe. Il Tar di Lecce ha chiarito che il responsabile dello stato del sito deve provvedere alla messa in sicurezza e alla bonifica». Comitato e Forum organizzano insieme un evento pubblico a Brindisi il 27 giugno e nella Valpescara il 4 luglio.

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