Tribunale di Pescara, il processo sulla tragedia di Rigopiano riparte il 5 marzo

PESCARA

Rigopiano, primi 6 milioni ai parenti delle vittime. Il processo riparte a marzo

Versata una prima tranche dei ristori concordata con il governo Conte I. Fermi due progetti di fiction sulla tragedia del resort

PESCARA. Sono stati versati i primi ristorì per gli eredi delle vittime della tragedia di Rigopiano: erano stati annunciati nel gennaio del 2019 dall'allora ministro degli Interni Matteo Salvini e in poco meno di due anni i primi aiuti sono arrivati ai parenti delle 29 vittime del resort di Farindola, quando una valanga staccatasi dalla montagna travolse l'hotel e uccise 29 persone. Era il 18 gennaio 2017. È solo una tranche dei 10 milioni previsti, elargiti attraverso un bando come aiuto, e non come sorta di risarcimento, sulla base di un protocollo che fu ideato per la strage del treno Corato-Andria nel 2016, quando nell'incidente ferroviario perirono 23 persone. Una gabbia che ha tenuto conto di parametri che fin qui hanno permesso di assegnare 6 milioni: lo ha deciso una commissione fatta dei sindaci dei Comuni delle vittime con i funzionari del Viminale. I fondi restanti saranno versati successivamente ed è allo studio se possono potranno accedervi anche i superstiti.

Al momento, per ogni vittima, è stata stabilita un indennizzo intorno ai 200 mila euro: anche la restante cifra complessiva verrà assegnata con un bando. Non sono ancora stati stabiliti né i ristori Inail per i lavoratori morti sul lavoro, né le altre posizioni parentali. La partita dei ristori, e cioè del destino civile della vicenda, segue una strada parallela rispetto al penale.

Il processo riprenderà il prossimo 5 marzo a Pescara, e dopo la deposizione delle trascrizioni del cosiddetto depistaggio, ormai inserito nel fascicolo principale, comincerà la vera parte dibattimentale. Il processo a quel punto entrerà nella parte viva, dopo le velenose e archiviate vicende delle denunce dell'ex capo della Mobile Muriana contro i carabinieri forestali autori delle indagini, finite in una bolla di sapone.

Fiction su Rigopiano, due progetti fermi. Quella fiction non s'ha da fare: a due anni di distanza dai progetti preannunciati e a quattro dalla tragedia dell'hotel di Farindola, non riescono ancora a vedere la luce le due idee messe in campo con tanto di sceneggiature scritte e diritti opzionati e chissà mai se verranno realizzati. Per girare fiction su Rigopiano si erano resi disponibili sia Pietro Valsecchi con la Taodue che Roberto Sessa con la Picomedia. L'enorme impatto mediatico e la tragica spettacolarità della vicenda avevano stimolato le ipotesi cinematografiche ben oltre la realizzazione di documentari con materiali reali, come fu fatto da Michele Santoro per il servizio pubblico. «Volevamo girare sulla base del punto di vista di un sopravvissuto, Parete, e con il suo libro come piattaforma, ma quando ci siamo accorti della delicatezza del procedimento giudiziario in corso ci siamo fermati» racconta Sessa. «Avevamo opzionato i diritti del libro, ma non li abbiamo esercitati. Troppa paura in giro, tra gli interlocutori». Se il problema sono l'inchiesta e la verità giudiziaria dei fatti, allora ci sarà da aspettare parecchio.