Il racconto dei due professionisti: dall’asta fallimentare alla cessione

Rilancio Delverde, successo targato Alessandrini&Valenti

PESCARA. Acquisto, risanamento, rilancio e sviluppo. Quattro punti focalizzati nel 2005 e raggiunti in un quadriennio. Marino Alessandrini e Leonardo Valenti, partner nello studio pescarese Alessandrini&Valenti, hanno di che essere soddisfatti: l’operazione Delverde è stata chiusa con un successo. Quando lo hanno adocchiato, nella seconda metà del 2004, il pastificio di Fara San Martino somigliava a un relitto in fondo al mare. Azienda fallita, coperta di debiti, improduttiva e al centro di mille polemiche. Dallo scorso novembre, con il passaggio del 99,05 per cento della proprietà alla Molinos Rio de la Plata, la Delverde ha ottenuto una sorta di bollino di qualità. Eh sì, perché un colosso industriale come quello argentino non sarebbe sbarcato in Abruzzo per accollarsi un’azienda da poco.

«In questi anni ne abbiamo viste di tutti i colori», ricorda Valenti, che in Delverde è stato amministratore delegato nonché direttore generale ed è tuttora membro del cda. «Mi viene in mente il tremendo 2007, quando la grande crisi del grano ha fatto triplicare il prezzo della nostra materia prima. Parlano i numeri: a gennaio 2007 il grano costava 250 euro la tonnellata, a gennaio 2008 era schizzato a 780. Non abbiamo avuto neppure il tempo di riprenderci da quei 12 mesi che è esplosa la crisi economica globale. In quella fase stavamo cambiando il mutuo con un lease back e le banche si sono trovate senza liquidità da immettere sul mercato. I tassi d’interesse cambiavano ogni giorno. Sembrava di vivere un incubo. Eppure, siamo riusciti nei nostri intenti».

L’acquisto all’asta fallimentare della Delverde ha una cifra precisa: 19.400.000 euro. «Io, Leonardo e i nostri collaboratori abbiamo congegnato l’operazione nel 2005», precisa il commercialista Alessandrini, ex direttore finanziario del pastificio e ora consulente. «Poi, tramite Pino Farchione siamo entrati in contatto con Pierluigi Zappacosta, che per anni ha avuto il 51 per cento della società e ora ha un simbolico 0,5 per cento. Con l’apporto del fondo d’investimento Sgr Igi abbiamo chiuso il cerchio e definita l’operazione di salvataggio di un’azienda che adesso ha un nome importante».

All’inizio del 2008, c’è stata la prima manovra d’uscita dal fondo Igi. La Molinos ha dato subito le migliori garanzie. «Conosceva bene l’azienda, tanto che temevamo di trovarcela di fronte all’asta fallimentare», rivela Valenti. «Inoltre, è molto, ma molto solida sotto l’aspetto finanziario». A luglio 2008, la Molinos entra in Delverde e l’aumento di capitale viene sottoscritto anche da Faro, il fondo di Zappacosta. «Otto milioni di aumento compreso il sovrapprezzo dell’azione», è la nota di Alessandrini. «L’uscita mia e di Leonardo è stato un fatto fisiologico: il lavoro era terminato. Di soddisfazioni ce ne siamo tolte tante. Il Sole 24 Ore ha definito la nostra operazione “case history”. Sta a significare che è stato un intervento modello. Siamo già al lavoro per metterne su un altro, ma non aggiungo dettagli. Da pescarese, non posso dimenticare la sponsorizzazione del Pescara Calcio».