Rimborsi, gli indagati ai pm: “Fate presto, a breve si vota”. Pagano: non ho fatto la cresta

Il presidente del consiglio regionale parla per 20 minuti e annuncia una memoria difensiva 

PESCARA. Parola d'ordine: via dai processi mediatici. Sfilano di nuovo gli indagati davanti ai giudici di Pescara per la Rimborsopoli abruzzese, ma stavolta senza farsi vedere da stampa e tv. Evitano i flash, si negano alle telecamere, perché, come ha spiegato l'assessore al bilancio Carlo Masci: «Ho detto ai giudici di fare presto, perché fra un po’ inizia la campagna elettorale, e ho intenzione di ricandidarmi». Dopo il primo choc con i provvedimenti a 25 tra consiglieri, assessori e il presidente Gianni Chiodi, le polemiche sui “love affair”, piano piano la “normalità” politica prende il sopravvento e riattacca i cocci o prova a farlo: le Regionali sono previste per maggio e sono in molti a voler far presto per liberare la propria candidatura. E meno ci si fa vedere dentro i palazzi della giustizia meglio è.

In attesa di sapere quale sarà il futuro di Chiodi, che per ora resta il candidato unitario del centrodestra, i tempi dell'inchiesta guidata dai pm Di Florio e Bellelli diventano decisivi per il destino di molti indagati. Ieri il presidente del consiglio regionale Nazario Pagano ha «riservato ogni opportuna produzione documentale in relazione alle singole specifiche contestazioni«. Cioè presenterà una memoria. «Ho risposto ai pm e ho chiarito la mia posizione», ha dichiarato. Il suolegale, Giuliano Milia, parla in una nota di «clima sereno» sottolineando che «opportuni chiarimenti sono stati in particolare forniti dal presidente Pagano su tutti gli aspetti collegati alle missioni della Presidenza del Consiglio che, per espresso profilo istituzionale, esercita funzioni di rappresentanza dell' Assemblea regionale». Il presidente Pagano ha anche spiegato, riferisce il difensore, che molte delle missioni all'estero cui si faceva riferimento in atti, erano da collegarsi alla sua funzione di presidente della Calre (Conferenza delle Assemblee legislative delle Regioni d'Europa), rivestita nel periodo 2011-2012. Inoltre il presidente del Consiglio regionale «ha anche espressamente rivendicato, a fronte di una chiara accusa di sperpero di denaro pubblico, la ferma politica adottata di drastica riduzione dei costi della politica e delle spese di rappresentanza. Queste ultime non solo sono sempre ampiamente contenute ben al di sotto del capitolo di bilancio, ma negli ultimi due anni, rispetto a chi lo ha preceduto, sono passate dal vecchio importo di 200.000 euro del 2008, agli scarsi 20.000 attuali».

Come Pagano molti altri indagati hanno deciso di difendersi ricapitolando i fatti con memorie difensive che spieghino il loro punto di vista. Il che inevitabilmente allungherà i tempi dell'inchiesta. A palazzo di Giustizia fanno notare che, se è vero che, come ha detto oggi il consigliere Emilio Nasuti, tutti gli imputati trovano un «ambiente non ostico, dove i giudici hanno fatto in tranquillità il loro dovere», dopo ogni interrogatorio o memoria difensiva saranno necessari ulteriori approfondimenti sulle singole posizioni. E questo allungherà i tempi della chiusura del fascicolo, quindi nessuno sa oggi se potrà arrivare prima della campagna elettorale.

Ma c'è un altro macigno che grava sulla testa dei futuri candidati, anche quelli che per ora non hanno avuto pendenze con la Rimborsopoli, e riguarda la tranche dell'inchiesta che indaga sulle spese dei gruppi consiliari alla regione. Gli inquirenti non hanno ancora terminato le indagini e quindi i pm non possono trarre nessun bilancio e formulare eventuali capi d'accusa. Come si è appreso, la parte relativa ai fondi dei gruppi sarà completata solo dopo la chiusura dell'inchiesta sui rimborsi per le missioni.

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