Rimborsi regione Abruzzo, Chiodi ammette “Sono stato con una ragazza in un hotel”

Il presidente della Regione, accusato insieme ad altri 24 tra assessori e consiglieri regionali di truffa, peculato e falso, risponde alle domande del Corriere della sera: “È stata una debolezza, ho già parlato a mia moglie e a mia figlia”. Ma assicura: “Ho pagato io la notte in hotel, ma non ho aiutato la ragazza a vincere il concorso”

PESCARA. Gianni Chiodi ammette: «È stato un errore portare quella ragazza in hotel». Ma assicura: «Non l’ho aiutata al concorso». Il governatore dell’Abruzzo, accusato di truffa, peculato e falso insieme ad altri 24 consiglieri e assessori, racconta al Corriere della Sera (leggi l’intervista integrale) l’episodio emerso nelle carte dell’inchiesta sui rimborsi spese della regione. Il presidente, il 15 marzo 2011, ha trascorso una notte nell’albergo Del Sole, a Roma, vicino al Pantheon, stanza 114, in compagnia di una donna che non era sua moglie. E la donna, due mesi dopo, ha ottenuto un incarico alle Pari Opportunità regionali, con nomina del ministero del Lavoro, superando con il suo curriculum altre 22 concorrenti. Un particolare che fa sorgere il dubbio di favoritismi e che getta ancora discredito sulla giunta, definita di “Mandrilli” dall’Huffington Post. E anche di questo Chiodi dovrà rispondere a Pescara nell’interrogatorio del 4 febbraio prossimo davanti ai pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio.

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«È stata solo una debolezza». «Ho già parlato con mia moglie Daniela e con la più grande delle mie tre figlie, Eleonora, che ha 22 anni e studia a Roma», dichiara Chiodi al Corriere. «Ci ho già parlato e ci riparlerò, confido nella loro comprensione e alla fine, malgrado tutto, spero di tenere unita almeno la mia famiglia. Poi, dopo l’incontro che avrò coi magistrati, parlerò chiaro anche ai cittadini...».

«Ha sbagliato l'ufficio: doveva decurtare metà del rimborso». Poi Chiodi spiega pagò lui stesso in contanti (340 euro) e che poi presentò la fattura in per il rimborso, «ma il foglietto era chiaro indicava che la camera era stata occupata da due persone, perciò non so se la cosa sia sfuggita all’ufficio regionale o alla Ragioneria, stiamo ricostruendo, toccava a loro decurtare dal rimborso la spesa sostenuta per l’ospite».

«Non l'ho favorita al concorso». Se da una parte ammette, dall’altra il governatore non rinuncia a difendersi: «Qui mi si vuol far passare per uno che ha fatto la cresta alle spese, che ha chiesto rimborsi che non gli spettavano e che si è approfittato in tutti i modi del suo ruolo pubblico, del suo potere. Ebbene, io qui lo posso dire, senza tema di smentite, che quello di cui si parla non era un concorso pubblico e che quella persona, che oggi prende 200 euro al mese per il suo incarico, 200 euro ho detto, io non l’ho mai favorita. Il suo curriculum, piuttosto, fu valutato da una commissione regionale di cui facevano parte pure i sindacati, dico la Cgil, capito?».

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