Rimborsi Regione, indagine bis sull'incarico alla dama di Chiodi

Al vaglio dei pm la selezione vinta dalla signora che ha dormito col presidente della Regione nell'albergo romano

PESCARA. Nasce come un atto dovuto, per i magistrati che conducono l’inchiesta che ha messo sotto accusa mezza Regione, andare a vedere se dietro quell’incarico affidato alla donna della camera 114 ci siano irregolarità o no.

Dopo il clamore che ha avuto la vicenda del presunto abbinamento tra una notte con Chiodi e un incarico quadriennale alle Pari opportunità i pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli hanno aperto un fascicolo – senza indagati – che servirà a verificare se quell’incarico è sospetto o se è stato affidato in maniera regolare.

Il fascicolo è ancora agli albori e, per valutare se è stato commesso o no un reato, gli inquirenti acquisiranno in Regione tutti gli atti necessari per capire se c’è collegamento tra la notte del 15 marzo 2011 e l’incarico affidato due mesi dopo alla donna. Ma soprattutto l’inchiesta servirà a vedere se la procedura che ha portato il curriculum della donna a essere scelto tra quello di 22 concorrenti è stata regolare. Nel frattempo, il presidente della Regione sarà in procura il 4 febbraio per rispondere alle domande del pm.

Intanto parla per la prima volta la signora che ha passato la notte con Chiodi all’hotel del Sole di Roma. In un’intervista al Fatto quotidiano si dice «vittima» di una situazione «che non comporta alcuna responsabilità penale. Vorrei ricordare», aggiunge, «che l’adulterio non è più considerato reato e per le considerazioni morali rispondo solo alla mia coscienza e alla mia famiglia».

Quanto all’incarico ottenuto dopo l’episodio romano, la donna esclude qualsiasi collegamento e a chi le chiede di dimettersi dall’incarico nelle Pari opportunità risponde: «E’ singolare che chiedano soltanto le mie dimissioni: come mai non chiedono anche quelle del governatore?».

Rispondendo alle domande di Antonio Massari, la donna assicura che la nomina non è stata aiutata dall’intervento di Chiodi: «Non ne avevo alcun bisogno, la selezione è avvenuta pubblicamente vagliando i titoli e i curricula delle candidate».

Quindi una selezione esterna ha selezionato una rosa che è poi stata trasmessa alla giunta regionale. «Nessuna delle mie concorrenti poteva vantare tra i titoli, un insegnamento universitario nella disciplina delle pari opportunità». Magro il guadagno: «La mia indennità è di 180 euro al mese», dice la donna, «ai quali vanno aggiunti di volta in volta, 30 euro come gettone di presenza».

Poi alla domanda sul rimborso del conto della camera risponde: «Non è concepibile che questa spesa sia stata rimborsata con soldi pubblici: non può e non deve essere così». Ma anche lei pensa, come il presidente Chiodi, che il rimborso si sia trattato di un errore degli uffici. ©RIPRODUZIONE RISERVATA